mercoledì, novembre 26, 2014

La libertà non è star sopra un albero...

...ma star chiusi in una galera dove finalmente "prendere per le palle il capitalismo", lavorare senza più contaminarsi con il denaro, ed essere finalmente liberi di NON prendere più decisioni?

E' la provocatoria tesi di "Gospodin", il personaggio creato dal tedesco Philipp Lohle e portato sulla scena da un bravissimo Claudio Santamaria.


Gospodin ci prova, a stare "fuori": fuori dal sistema, da un insieme di regole a cui non può assolutamente assoggettarsi, da una vita da "borghesucci".
Lui non vuole la rivoluzione globale, non vuole cambiare il mondo: vuole semplicemente starne fuori, non essere coinvolto.

Purtroppo non ha mai pace: quando sta iniziando a vivere una vita diversa andando a spasso con il suo lama, interviene Greenpeace che glielo fa sottrarre accusandolo di maltrattamenti.
La pragmatica fidanzata Annette, che non ha più voglia di ascoltarlo, lo molla portandosi via persino il letto.
Lui resta in questa casa deserta, dormendo sulla paglia del lama, attorniato da personaggi che lo stressano (l'amico artista che gli porta via il televisore per una installazione denominata "Tempus fuck it", l'amico che lo manda ai funerali al posto suo, l'amica ultraecologista dell'ex fidanzata, la madre alle prese con un altro figlio "che si lascia andare" e con improbabili fidanzati da crociera), che lui accoglie con rassegnazione e distacco.

Anche i suoi rapporti con la città sono stressati e stressanti...

Un "amico" ambiguo gli lascia una valigetta piena di soldi, sapendo che in mano sua è sicura.  
Poi scompare, e Gospodin incautamente finge di fronte alla fidanzata di averli guadagnati per conto suo, grazie al suo nuovo approccio alla vita - ed al suo lama scomparso.
Così inizia la nuova processione degli amici per chiedere soldi, ma Gospodin non vuole usarli nè per sè nè per loro.
Tenta anzi - senza fortuna - di abbandonarli e di farseli rubare, gironzolando di notte nei quartieri malfamati della città con le banconote di grosso taglio sporgenti vistosamente dalla valigetta...

La cosa giunge alle orecchie della polizia, e poichè Gospodin non sa spiegare l'origine - assai furtiva, ma lui non lo sa - di tutto quel denaro, finisce in galera.
Dove, finalmente, è felice e "libero".

Testo duro, acido e provocatorio, sorretto da una scenografia minimale ma assai efficace e da una recitazione sempre brillante e molto "fisica".

Bravissima Valentina Picello, a tratti esilarante nei panni della madre e della amica, e bravissimo anche Marcello Prayer nel ruolo dei numerosi "amici".
(chevvedevodì? erano bravissimi tutti e tre, punto!:-))




Alle Fonderie Limone di Moncalieri fino al 30 novembre.

Gospodin

di Philipp Löhle 

traduzione Alessandra Griffoni
a cura del Goethe Institute
con Claudio Santamaria, Valentina Picello, Marcello Prayer
regia Giorgio Barberio Corsetti
scene Giorgio Barberio Corsetti, Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
luci Gianluca Cappelletti
graphics Lorenzo Bruno, Alessandra Solimene
video Igor Renzetti
musiche Gianfranco Tedeschi, Stefano Cogolo
regista assistente Fabio Cherstich



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