venerdì, luglio 11, 2014

Rebel without a cause

"Gioventù bruciata" è di fatto un film sulla (e direi contro) la famiglia americana degli anni '50.
Ognuna delle quali, per dirla con Tolstoi, è infelice a modo suo.
James Dean è l'improbabile figlio diciassettenne di una di queste.  
Benestante ed annoiato, ancora privo di un retroterra di valori o di idee su cui canalizzare l'insoddisfazione e la ribellione contro la generazione dei genitori, il ragazzo sbatte sulla vita nello stesso modo insulso in cui una falena si ostina a relazionarsi con una lampadina accesa.
Dean aveva studiato all'Actor Studio, il cui motto era "Do it, dont show it": recitando, mostra semplicemente quello che sei.
Tormentato e fragile, sembra che nei film fosse semplicemente se stesso - un ragazzo dall'adolescenza tormentata dalla solitudine, a causa della morte della madre quando aveva 9 anni e abbandonato poi dal padre, di cui scoprirà - in età adulta - che non è nemmeno il suo vero padre.
Dean, come noto, morirà a 24 anni schiantandosi con la sua Porsche, dopo aver girato soltanto tre film (oltre a questo, "La Valle dell'Eden" - sempre nel 1955 - e "il Gigante").

La sceneggiatura di questo film non riesce a trattare in modo credibile i due eventi tragici che segnano il film, a meno che non volesse dare della gioventù americana di quegli anni un ritratto di assoluta vacuità: sta di fatto che ai momenti tragici seguono momenti grotteschi o umoristici.

Dean, nel film, è un buono, un sensibile. Che viene a confliggere con i "duri" di una scuola (un "istituto tecnico" nella traduzione italiana)che tutti frequentano ma in cui non vanno praticamente mai.
Duri un po' da operetta anch'essi, visto che - a parte l'atteggiamento arrogante - nei fatti sono quasi innocui.

Terrà testa ai ragazzacci, manterrà intatto il suo onore; si innamorerà, ricambiato, della ragazza del capo, e darà amicizia ad un giovane nerd che tutti snobbano.

Trama esilina, ma James fa la sua porca figura, indubbiamente, soprattutto con le magliette bianche ed il suo famoso giubbottino rosso.

Visto nella suggestiva cornice del cortile di Palazzo Reale, a Torino.



3 commenti:

dario ha detto...

Ciao, amico.

Sono un po' sorpreso per questa tua deviazione cinefila degli ultimi post (cne non condivido molto, per la verita'... per me il cinema e' solo un sonnifero che prendo davanti alla tv - mi rendo conto della limitatezza del mio giudizio...).

Comunque, passo di qui perche' ho scoperto qualcosa che volevo condividere con te, visto che ti conosco come avido lettore.

Mi sono sorpreso a scorrere la mia libreria "virtuale" sull'elenco nella colonna di destra del mio blog. E ho scoperto una cosa sconcertante. Se escludo i libri letti negli ultimi due-tre mesi, di quelli che rimangono non ho alcuna memoria per tre quarti di essi. Magari ricordo il titolo e l'autore e, se si tratta di libri cartacei, la copertina, ma assolutamente nulla del contenuto. Potrei forse mettermi a rileggerli senza che il gusto della lettura sia rovinato dalla consapevolezza della trama.
Dell'altro quarto rimanente ricordo molto vagamente la trama, tanto vagamente che non credo riuscirei nemmeno a raccontarla...

Ci si potrebbe chiedere se lo scopo della lettura e' limitato al piacere che provo nel momento di leggerli e magari all'insegnamento che ne posso trarre dal ragionamento su di essi nei due-tre mesi successivi, ma sarebbe una delusione visto che ho sempre attribuito buona parte delle fondamenta del mio stesso modo di pensare a cio' che leggo. Forse che comunque l'esperienza della lettura si e' depositata nel mio subconscio o qualche psico-pippa del genere? Boh.

Ma soprattutto, quel che mi chiedo, cosi', all'istante. 'Sta smemoratezza e' solo roba mia (sara' che sto invecchiando?) o e' una malattia comune anche agli altri lettori? Chi meglio di te a cui chiederlo?

d

luposelvatico ha detto...

Dario,
ultimamente scrivo di cinema/teatro/libri perchè... non seguo più la cosiddetta "attualità", almeno per quanto riguarda cronaca e politica, e quindi non ho più alcuna opinione informata al riguardo.
Il cinema ed il teatro (ma anche la musica) raccontano storie come la letteratura, e le storie tentano di dare un senso alla vita che - come dice il noto filosofo contemporaneo Vasco Rossi - un senso non ce l'ha.

Sul tema della "memoria di libri"...tranquillo, capita anche a me. Fare una recensione nei giorni immediatamente successivi alla lettura mi aiuta a "fissare qualcosa", ma anche io dopo una settimana o due, se non li recensisco, non sono più quasi in grado di raccontare il contenuto dei libri che leggo.

E dunque? E dunque...pazienza:-)
Mi accontento del piacere effimero che provo mentre leggo, e di quel poco che resta (e che magari spunta fuori quando non c'entra nulla, come la voce nella famosa maledizione di Alex Drastico).
E me ne faccio una ragione, come per tantissime altre cose che giungono con l'avanzare dell'età:-)

ciao!

Anonimo ha detto...

accipicchia... ma dove lo trovo il cartellone della programmazione??
Rosemary's Baby che ti è parso?

Stefi