martedì, agosto 13, 2013

Dio stramaledica i geografi italiani!

Oggi ho letto questo tweet del Consiglio Regionale del Piemonte:

La Società geografica italiana ha curato una interessante ricerca sul riordino territoriale dello Stato http://www.consiglioregionale.piemonte.it/infolegint/dettaglioSchede.do?idScheda=10605 …

e mi sono detto: bene! 

Finalmente ho l'occasione di leggere un parere informato e competente sul tema del riordino territoriale, visto che negli ultimi anni ho assistito innumerevoli volte a uscite strampalate e “definitive” sul riassetto delle Province che – anche giustamente – sono rimaste tutte lettera morta.

E così ho aperto questo “ebook” della Società Geografica Italiana:

http://www.societageografica.it/images/stories/Pubblicazioni/ebook_il_riordino_territoriale_dello_s
tato.pdf

Ebook un corno, tanto per cominciare.
Non è che si può chiamare ebook un documento qualsiasi solo perchè è un formato PDF, eh (che poi, come ben sa chi mi segue, io considero un formato vecchio e adatto solo per la stampa in A4, e non per una più flessibile presentazione digitale).

Dentro questo sedicente “ebook” non c'è un solo link cliccabile.
E' un formato immagine, e non è possibile selezionare il testo.
Non è cliccabile nessuna voce dell'indice, non è cliccabile nessuna nota all'interno del testo, e non è cliccabile nessuna fonte citata per raggiungere in rete un approfondimento bibliografico qualsiasi. Nulla di nulla che sia una concessione alla più misera multimedialità.
E si che si tratta di sole 127 pagine, eh!

La confezione fa veramente schifo, dunque.
Ma può essere che, anche se la Società Geografica Italiana non sa cosa è un ebook (e questo mi sembra già molto grave, per un consesso di professori universitari), il contenuto sia tale da farmelo dimenticare.

Macchè.
Il documento è una successione di interventi accademici, pomposi, autoreferenziali, ed in gran parte incomprensibili al cittadino comune.
Per quasi tutte le 127 pagine i geografi italiani si parlano addosso, si autocitano, dimostrano quanto sono colti, citano gli ultimi centocinquantanni di studi geografici.

Ironizzano, sfottono (non senza ragioni) i politici e le loro proposte sconclusionate ed interessate, i giornalisti, gli economisti, si lamentano della scarsa attenzione rivolta a loro, i geografi, non esclusivi ma fondamentali ed ineludibili depositari di saperi al riguardo.

Gli abstract di ognuno dei 9 interventi è al fondo di ognuno, ma solo in inglese.

E gli interventi hanno titoli di questo genere:
  • Primo censimento delle aporie territoriali nelle proposte neoregionali e neoprovinciali;
  • Dialogia geo-economica e amministrativa dell'Italia del secondo dopoguerra;
  • Il contributo dell'approggio geostorico per un ripensamento critico della maglia amministrativa italiana;
  • Amnesia strutturale, gerrymandering involontari e dimensioni geografiche ottime
e via cantando...

Ora, che il significato della parola “aporia” (che significa “contraddizione irrisolvibile”) sia esplicitamente decodificato in seguito nel testo va bene, ma un titolo come “primo censimento delle contraddizioni nelle proposte” era troppo volgare, troppo popolare, troppo plebeo?

E ditemi se non sa di snob e di stucchevole l'incipit di questo intervento che si intitola “Amnesia strutturale, gerrymandering involontari e dimensioni geografiche ottime” (sticazzi!!!):

Benchè abbia un contenuto semplice, il titolo dell'intervento può apparire criptico e va spiegato”.

Benchè abbia un contenuto semplice? Può apparire criptico? Ma non senti partire spontaneo un vaffanculo dal lettore, mio caro accademico?

E tutti gli interventi (ognuno dei quali ha 20, 30, 40 riferimenti bibliografici -rigorosamente senza alcun link multimediale!!!) sono disseminati di perle simili.

C'è chi (ad esempio) vuol far sapere che conosce il calendario della rivoluzione francese, ed allora ci dice che una certa struttura amministrativa è durata fino al 28 piovoso dell'anno VIII. Utilissimo, il dettaglio!

Ma ci sono anche, ovviamente, un sacco di informazioni statistiche e storiche interessanti, nascoste tra le parole più tronfie.

C'è scritto, là in mezzo, che le divisioni amministrative del territorio devono essere flessibili, modificabili nel tempo, e non dobbiamo (soprattutto noi cittadini) immaginarle come cristallizzate per sempre.

C'è scritto che il 24% degli 8094 comuni non supera i 1000 abitanti ed un altro 43% non supera i 5000 abitanti, quando Mazzini già centocinquant'anni fa auspicava l'autonomia amministrativa di comuni con non meno di ventimila abitanti.

C'è scritto che dal 1990 ad oggi sono state create 15 delle attuali 110 Province, riconoscendo l'identità di specifici poli territoriali produttivi (Biella, Prato, Fermo, BAT...) quando ormai gli stessi erano in declino a causa della crisi...
Insomma, argomenti su cui far ragionare i cittadini ce ne sono parecchi, identificabili e comprensibili, con dati oggettivi.

Ma crepa se in qualche modo i concetti fondamentali vengono riassunti, evidenziati e comunicati.

Crepa se si riesce ad usare una comunicazione adatta al XXI secolo.

Noooo, vi si considera alla stregua di un povero studente che deve dare un esame: e quindi ci dobbiamo arrangiare.

Sono affaracci nostri, trovare e ricostruire in mezzo alla melma accademica il filo di un ragionamento comprensibile.

Poi, verso la fine, esce una proposta: una riproposta, meglio, del 1999, nata da un progetto definito “Quadroter”.
Del quale, tra l'altro, in questo stesso documento, un intervento evidenzia criticamente i limiti.
Basata su una divisione amministrativa in 36 aree, su un unico livello, per superare Regioni, Province, Aree Metropolitane e Comuni (come attualmente previsto dall'art.114 della Costituzione).


Quali sono le motivazioni alla base di questa proposta?
Bah, leggendo le 127 pagine (1), io sinceramente non l'ho capito.

Allora, diciamocelo, cari geografi: 'sta roba ve la siete scritta per voi, tra di voi, per leggervela, capirvela da soli e dire quanto siete bravi, colti e intelligenti.

E allora tenetevela per voi, in privato, visto che non è affatto uno strumento utilizzabile dal cittadino per farsi un'idea sull'argomento.

Va bene.

Poi, però, non rompete le scatole sul fatto che nessuno vi consulta, nessuno vi ascolta, nessuno vi considera.

O scendete dalla torre, per capire che per contare è INDISPENSABILE farsi comprendere, o rimanete pure lassù a morire, attaccati alla vostra disciplina che sta morendo anche e soprattutto PER COLPA VOSTRA.

(1) Si, sono notoriamente un lettore veloce, e in un'ora e mezza ce l'ho fatta. Questi giorni preferragostani, in ufficio, sono abbastanza morti:-)