lunedì, luglio 05, 2010

Eroi ed enigmi

In tempi in cui diventano ingiustamente famosi e potenti pericolosi lestofanti, ed in cui la fama viene riconosciuta ad una discreta quantità di uomini mediocri...in tempi in cui Saviano viene considerato un rompiballe e uno stalliere mafioso viene nuovamente accreditato del titolo di eroe (si, "l'eroe dei due immondi", come lo definì una meravigliosa battuta di Spinoza...)...
beh, per tirarci su il morale (o forse no...) mi vien voglia di raccontarvi la storia di alcuni uomini speciali (che operarono in gruppi speciali composti da altri uomini speciali, di cui purtroppo non è facile recuperare la memoria).
La storia di molti di loro l'ho tratta da questo splendido libro qui, "Codice e Segreti" di Simon Singh, a cui devo l'intero materiale che ho sintetizzato nei paragrafi successivi, ma la trovate anche su Wikipedia.

PROLOGO.
Partiamo dal 1918, perchè è l'anno in cui l'inventore tedesco Arthur Scherbius brevetta una "macchina cifrante a rotori": la macchina ha lo scopo di "crittografare" testi, per nasconderne il contenuto a chiunque non possieda la chiave utilizzata per crittografarli, basandosi sul concetto di cifratura polialfabetica (ogni lettera del testo in chiaro viene sostituita da una lettera che non è mai la stessa, ed utilizzando una chiave di cifratura sufficientemente lunga le combinazioni possibili sono miliardi...tutto questo è spiegato benissimo del libro).
Di fatto la macchina di Scherbius mette insieme il sistema di cifratura inventato da Vigenere nel XVI secolo ed il disco cifrante inventato dall'italiano Leon Battista Alberti nel XV secolo, ovviamente adeguandoli alle possibilità offerte dall'automazione, e crea un sistema crittografico potente, sofisticato ed inizialmente "inviolabile".
La macchina, a vederla, è semplice: una sorta di macchina da scrivere, in cui oltre alla tastiera è associato un visore. Impostata la chiave di cifratura operando sui rotori e sul pannello, si scrive sulla tastiera ogni lettera del messaggio che si vuole crittografare, e la macchina restituirà sul visore la corrispondente lettera crittografata: preso nota del messaggio risultante, esso verrà inviato - senza porsi problemi di intercettazione - al destinatario. Ovviamente costui deve conoscere la chiave con cui il messaggio è stato cifrato, e disporre a sua volta di una macchina identica: riprodotte le impostazioni della cifratura sulla macchina, gli sarà sufficiente digitare alla tastiera ogni lettera del messaggio crittografato per riavere in chiaro sul visore le lettere del messaggio "comprensibile".

L'invenzione, che verrà chiamata "Enigma", è dunque uno dei più temibili sistemi crittografici mai realizzati: tenete presente che nella versione iniziale (con tre rotori, 6 posizioni possibili degli stessi nella macchina, e un pannello a prese multiple), essa permetteva un numero di chiavi di cifratura possibile pari a circa 10 milioni di miliardi.
In pratica, intercettare un messaggio scritto con Enigma senza conoscere la chiave di cifratura utilizzata dal mittente, ANCHE conoscendo nel dettaglio il meccanismo di cifratura utilizzato dalla macchina, significa dover "tentare" di applicare l'algoritmo di decodifica trovando la chiave giusta tra 10 milioni di miliardi di chiavi diverse: cosa de facto impossibile all'epoca in cui la macchina apparve.

All'inizio, la macchina di Scherbius (offerta in due versioni, "civile" e "militare") non ebbe alcuna fortuna commerciale (così come capitò ad altri tre inventori che, in Olanda, Svezia e Stati Uniti, avevano creato negli anni Venti del secolo scorso macchine simili: tutte le iniziative furono disastri commerciali).

La fortuna di Scherbius nacque da una rivelazione di Churchill, che nel 1923 raccontò come - dai tempi della prima guerra mondiale - i crittoanalisti britannici leggessero regolarmente e senza problemi i dispacci riservati della Germania (istruttiva al riguardo la vicenda del telegramma di Zimmerman, Ministro degli Esteri dell'Impero Tedesco: il messaggio cifrato, inviato nel 1917 alle ambasciate tedesche di Washington e Città del Messico per spingere il Messico ad entrare in guerra con gli Stati Uniti, ed impedire che gli stessi intervenissero nella Prima Guerra Mondiale, fu intercettato e decrittografato dagli inglesi; reso pubblico, portò all'entrata in guerra degli Stati Uniti nell'aprile 1917. La sconfitta della Germania segnò anche la fine dell'Impero e la proclamazione della Repubblica).

Dopo queste rivelazioni, i vertici militari tedeschi decisero di correre ai ripari, e stabilirono che Enigma era la soluzione migliore al "disastro crittografico" in cui si trovavano. Così, dal 1925, Scherbius inizio la produzione in grande scala di "Enigma versione militare": nei due decenni successivi, le forze armate del Reich ne acquistarono 30.000.

Scherbius non potè assistere all'incredibile ruolo che la sua macchina assunse nel corso del secondo conflitto mondiale: morì nel 1929, in un incidente con il calesse.

FAR BRECCIA IN ENIGMA.

Dunque, a partire dal 1926, i servizi britannici iniziarono ad intercettare messaggi tedeschi di cui (dopo un decennio) non riuscivano a venire a capo: Enigma aveva iniziato ad operare.
Dopo qualche mese, in cui ci provarono anche americani e francesi, si rassegnarono a considerare il sistema crittografico tedesco come inviolabile: i tedeschi, peraltro, non facevano paura a quell'epoca alle grandi nazioni europee, in quanto nazione ancora depressa dalla sconfitta nella Prima Guerra Mondiale.
Ma un paese europeo molto preoccupato, a quei tempi, era la Polonia: minacciata sia da Est (la Russia comunista) e da Ovest (con la Germania intenzionata a riprendersi i territori perduti nel conflitto).
La Polonia si affrettò dunque a creare un "Ufficio Cifre". Esso disponeva di una versione civile della macchina Enigma, ma ovviamente si rivelò insufficiente per comprendere il funzionamento della versione militare.
Come capita spesso, la prima breccia nel muro di Enigma fu provocata da un cittadino tedesco. Deluso nelle sue aspettative di riconoscimento militare, frustrato dagli insuccessi come imprenditore e ridotto all'indigenza, Hans-Thilo Schmidt fu assunto nell'ufficio amministrativo preposto alle comunicazioni crittate, guidato dal ben più importante fratello.
La miscela di frustrazione e preoccupazione per la famiglia (da cui lavorava lontano) portò Schmidt, alla fine del 1931, a vendere ai servizi segreti francesi, per 10.000 marchi (circa 30.000 euro di oggi) i manuali di istruzioni per l'uso della cifratrice Enigma militare, da cui si poteva dedurre il funzionamento delle singole componenti.
Come abbiamo detto sopra, la conoscenza del meccanismo di Enigma serviva a ben poco, senza la conoscenza della chiave specifica usata per la cifratura di un messaggio.
Se gli agenti segreti francesi fecero bene il proprio lavoro, lo stesso non si può dire dei crittografi.
Convinti che la decifrazione delle chiavi fosse impossibile, i francesi rinunciarono persino a costruire una versione della macchina, nonostante Schmidt avesse venduto anche i documenti relativi alla STRUTTURA dei cifrari utilizzati per la codifica.
C'è da dire che, per maggior sicurezza, i tedeschi utilizzavano non solo chiavi di cifratura che venivano cambiate ogni giorno e con serie diverse per ogni dipartimento (Marina, Aviazione, Esercito), ma l'assetto di Enigma corrispondente alla chiave giornaliera era usato per trasmettere non messaggi interi, ma una seconda chiave, diversa per ciascun messaggio.
A prima vista, dunque, una procedura simile sembrava inespugnabile.
Così, i servizi segreti francesi cedettero il materiale a quelli polacchi.
Se i francesi si arresero subito, i polacchi si dimostrarono ben più tenaci.
Organizzarono un corso di crittografia invitando venti matematici dell'Università di Poznan, che si impegnarono a mantenere il segreto: tre di loro entrarono nell'Ufficio Cifre.
Uno di essi era...
MARIAN REJEWSKI.
Ventitrè anni, timido, occhialuto: era un buon studente di matematica, ma dopo il primo approccio all'argomento tutti scoprirono che la crittografia era la sua vocazione. Gli permisero quindi di affrontare Enigma, e lui lo fece praticamente da solo.
Basandosi sul concetto che la ripetizione, in crittografia, è nemica della sicurezza, Rejewski si concentrò sul fatto che gli operatori tedeschi, al momento dell'invio della chiave giornaliera crittografata, ripetevano due volte la chiave all'inizio del messaggio per evitare incomprensioni o interferenze: la ripetizione non era ovviamente visibile nel messaggio crittografato, ma Rejewski riuscì ad intuirla analizzando i pacchi di messaggi intercettati tutti i giorni.
Da questa minuscola, labile intuizione, Rejewski - confrontando migliaia e migliaia di messaggi - riuscì a ricavare delle relazioni che indicavano chiaramente la doppia cifratura di ogni messaggio (sulla base della chiave giornaliera e su quella del singolo messaggio).
Ma era ancora ben lontano dalla strada che conduceva anche solo ad ipotizzare un percorso per giungere alla chiave giornaliera utilizzata, tra i dieci milioni di miliardi di combinazioni possibili.
Decise allora, conoscendo la struttura interna della macchina Enigma, di affrontare in modo separato gli effetti dei rotori/scambiatori da quelli del pannello a prese multiple.
Individuò nel tempo un aspetto delle concatenazioni che dipendeva esclusivamente dall'assetto degli scambiatori, e ridusse in questo modo il campo della ricerca delle chiavi da decine di milioni di miliardi a SOLTANTO 105.456 :-): oggettivamente, un immenso passo avanti.
Usando le repliche di Enigma militari costruite secondo gli schemi forniti da Hans-Thilo Schmidt, Rejewski ed i suoi collaboratori si misero a controllare uno per uno i 105.456 assetti possibili: ci volle un anno, e fu creato un repertorio delle lunghezze delle concatenazioni e dei relativi assetti degli scambiatori.
Nel frattempo, ogni giorno Rejewski ed i suoi continuavano a controllare i messaggi intercettati: lungi dall'identificare immediatamente la chiave giornaliera, essi sapevano però che in qualche modo essa aveva generato uno schema preciso, caratterizzato da 13 concatenazioni ciascuna di una certa lunghezza.
Consultando il repertorio pazientemente creato, riuscivano dunque a riferirsi al set di assetti possibili della macchina che generavano quel tipo di concatenazioni.
Provandoli uno per uno, ed usando l'intuito, molti messaggi iniziavano parzialmente a diventare comprensibili.
Questo consentiva, partendo dai messaggi intercettati, di risalire alla chiave giornaliera nel giro di qualche ora.
"Improvvisamente", dunque, le comunicazioni tedesche diventarono di nuovo trasparenti.
(Quella che vi ho raccontato è la sintesi della sintesi raccontata nel libro di Singh, e non rende il giusto onore all'impresa di Rejewski, che fu complessa e straordinaria: le fatiche, gli insuccessi, le difficoltà da superare furono immense.)
Il passo avanti successivo, dovuto ad alcune piccole modifiche introdotte dai tedeschi che resero inutilizzabile il repertorio originario, fu quello di automatizzare la creazione del repertorio.
Rejewski realizzò un congegno in grado di cercare automaticamente i giusti assetti degli scambiatori sulla base delle concatenazioni contenute nei messaggi.
Si trattava di un adattamento della macchina Enigma, in grado di dedurre i 17.576 possibili posizionamenti dei rotori sulla base dei messaggi intercettati. Poichè c'erano sei possibili modi di posizionare i rotori in Enigma, furono necessarie sei macchine di Rejewski.
Insieme costituivano un'apparecchiatura alta quasi un metro, in grado di trovare la chiave giornaliera in un paio d'ore: divennero note, a causa del ticchettio dei meccanismi, come "bombe di Rejewski".
Per tutti gli anni Trenta, dunque, la vita di Rejewski e dei suoi collaboratori fu interamente dedicata alla scoperta delle chiavi di Enigma: rimediare agli inceppi delle macchine e sforzarsi di adattarle alle novità introdotte nella cifratura li assorbì completamente.

Chissà come avrebbero reagito se avessero saputo che, fino a quel momento, gran parte dei loro sforzi era superfluo: perchè il capo dell'Ufficio Cifre riceveva in modo continuative le chiavi giornaliere, e le teneva chiuse nel cassetto.
Hans-Tilho Schmidt, infatti, per sette anni (dal 1931 al 1938) continuò a fornire ai servizi segreti francesi chiavi giornaliere relative ad un periodo complessivo di circa 38 mesi, che i francesi passavano ai polacchi: ma il capo di Rejewski decise che tenerlo all'oscuro di questo fatto lo avrebbe spronato a raggiungere l'obiettivo, senza doversi affidare ad un flusso di informazioni che la guerra incombente avrebbe potuto interrompere da un momento all'altro...

Nel dicembre 1938, però, anche Rejewski dovette gettare la spugna: la sicurezza di Enigma fu improvvisamente aumentata dai tedeschi, che portarono i rotori/scambiatori da tre a cinque, il che voleva dire portare il numero di combinazioni possibili da sei a 60: il numero di chiavi giornaliere possibili era salito da dieci milioni di miliardi a 159 miliardi di miliardi.

Costruire altre 54 "bombe di Rejewski" avrebbe voluto dire superare di quindici volte il budget annuale a disposizione dell'Ufficio Cifre: i polacchi, all'inizio del 1939, dovettero rassegnarsi a non comprendere più i messaggi, nonostante l'immenso sforzo del decennio precedente; contemporaneamente, proprio ora che ne avrebbero avuto bisogno, si era come previsto interrotto il flusso di chiavi giornaliere fornito dalla spia Schmidt.

Fu un duro colpo per i polacchi, considerato che l'inviolabilità di Enigma era alla base della "Blitzkrieg" hitleriana, proprio nel momento in cui la sovranità del paese sembrava più a rischio (nell'aprile 1939, Hitler recede unilateralmente dal trattato di non aggressione con la Polonia).

Preoccupati dall'idea che il lavoro di Rejewski andasse irrimediabilmente perduto, i polacchi a luglio invitarono francesi ed inglesi, e mostrando loro le "bombe" raccontarono la straordinaria opera eseguita dall'Ufficio: ad essa aggiunsero, tra lo stupore degli ospiti, due riproduzioni di Enigma militare e il progetto dettagliato delle macchine create da Rejewski.
Il sedici agosto, tutto il materiale necessario arrivò a Londra nascosto negli insospettabili bagagli di un commediografo inglese e di sua moglie attrice.
Soltanto due settimane dopo, il 1° settembre, Hitler invase la Polonia.

BLETCHEY PARK.
Scoperto, tredici anni dopo averne maturato la convinzione, che Enigma NON era inattaccabile, gli inglesi decisero di riorganizzare la propria struttura di crittologia (la "Stanza 40") avviando un reclutamento massiccio di nuove intelligenze, cercando ad Oxford e Cambridge risorse interessate alla crittografia professionale.
Nel Buckinghamshare, a Bletchey Park, crebbe dunque la sede della Government Code & Cypher School (GC&CS), in uno splendido istituto vittoriano destinato ad ospitare le duecento persone impiegate nella nuova struttura (che divennero settemila operatori, con i necessari ampliamenti, alla fine della seconda guerra mondiale).
Nell'autunno del 1939 scienziati e matematici iniziarono ad approcciare Enigma, impadronendosi del metodo di analisi elaborato dai polacchi: avendo maggiori risorse dei polacchi, poterono risolvere il problema del numero di macchine necessarie a dedurre le chiavi dalle sessanta posizioni possibili degli scambiatori.
Già dall'aprile 1940, la GC&CS era in grado di passare all'MI6, che li trasmetteva ai ministeri opportuni, decifrazioni fondamentali sulle operazioni belliche tedesche in Danimarca, o informazioni aggiornatissime sulla consistenza e dislocazione della flotta aerea della Luftwaffe.
Intanto, venivano elaborate nuove strategie per individuare in tempi più brevi le chiavi giornaliere: in questo un aiuto venne da alcune sequenze abbastanza prevedibili utilizzate dagli operatori tedeschi come chiavi di messaggio (tre lettere consecutive sulla tastiera), soprannominate cillies. Inoltre, paradossalmente, alcune strategie di sicurezza adottate dai tedeschi (evitare ad esempio ripetizioni nella posizione degli scambiatori) si rivelarono "riconoscibili", e permisero di ridurre alla metà il set di assetti probabili degli scambiatori attesi per i giorni successivi.
Una delle ragioni del successo della GC&CS fu l'incredibile miscuglio di matematici, scienziati, linguisti, maestri di scacchi e di bridge, appassionati di cruciverba: ogni problema veniva affrontato e visto sotto molteplici punti di vista, fino a trovare la giusta chiave per risolverlo.
Tra i più grandi crittoanalisti che passarono da quell'ente, quello che di certo occupa un posto a parte è...

ALAN TURING.
Nato a Londra nel 1912, il primo aneddoto che lo riguarda racconta che nel 1926, per non perdere il primo giorno di scuola superiore a causa di uno sciopero generale dei trasporti, percorse in completa solitudine cento chilometri in bicicletta per giungere all'istituto nel Dorset.
A scuola non andava benissimo, visto che era interessato solo alle materie scientifiche.
La relazione affettiva e intellettuale con il suo amico Christoper Morcom, ai tempi della scuola, forgiò gli interessi di Alan; quando il suo amico morì di tubercolosi, nel 1930, Turing si concentrò sugli studi scientifici per superare la perdita.
Al King's College di Londra, nel 1931, partecipò all'effervescente dibattito matematico con un'opera sulle "questioni indecidibili" e sulla incompletezza delle teorie matematiche, poste da Kurt Gödel .
In questa opera, descriveva una macchina immaginaria destinata a svolgere operazioni matematiche o algoritmi, utilizzando come ingresso per i dati dei rotoli perforati (si trattava, insomma, della primaria idea di un calcolatore elettronico a schede perforate: la cui intuizione originaria risale all'idea di "Macchina delle differenze n.2", o macchina analitica, ipotizzata decenni prima da Charles Babbage): fu la prima volta in cui venne fornita una solida base concettuale al calcolo automatizzato.
Naturalmente, nessun collega prese in considerazione il saggio, caratterizzato dall'assenza di realizzabilità pratica immediata.
Ma per Turing fu un periodo felice: faceva parte dell'elite matematica internazionale, ricoprendo il ruolo di professore a Cambridge, dove la sua omosessualità non costituiva assolutamente un problema.
La GC&CS lo invitò, saggiamente, a ricoprire il ruolo di crittoanalista, che iniziò a ricoprire dal settembre 1939.

Qui, analizzando il lavoro già svolto ed i nuovi messaggi, in un ambiente fecondo e favorevole allo sviluppo delle intuizioni, Turing intuì che si poteva dedurre qualcosa di nuovo prestando attenzione a dati come la provenienza e l'ora dei messaggi. Ad esempio, i tedeschi avevano l'abitudine di inviare tutti i giorni, dopo le sei del mattino, messaggi cifrati relativi alle condizioni meteo: ognuno di questi messaggi conteneva di certo la parola "wetter" (tempo metereologico), e con l'esperienza si poteva anche intuire in che posizione si trovasse (con una frequenza consistente) la parola: questa tipologia di riconoscibilità nel testo decrittato fu definita "crib".
Riutilizzando ed adattando il metodo seguito da Rejewski, Turing riuscì a "scomporre" l'analisi per ridurre il numero di combinazioni possibili, focalizzandosi sulla presenza di possibili "cribs", e lavorando sempre sulle concatenazioni focalizzate da Rejewski.
Turing portò da una a tre il numero di macchine per la verifica dell'assetto dei rotori per ognuna delle 60 posizioni possibili.
Anch'egli dovette decidere di ignorare alcune particolarità complicatorie di Enigma per ridurre sensibilmente il numero di 159 miliardi di miliardi di assetti possibili da analizzare, e riuscì a ridurli a 17.576.
A quel punto, Turing aveva maturato l'idea che per risolvere gli algoritmi necessari fosse necessaria una macchina nuova, diversa come concezione dalle bombe di Rejewski. Trovate le 100.000 sterline necessarie, ecco dunque nascere le "bombe di Turing": due metri lineari di apparecchiatura, alta altrettanto e profonda un metro, progettata all'inizio del 1940 e realizzata nel giro di due mesi.
Messe in funzione nel marzo 1940, le bombe inizialmente non diedero i risultati sperati: il congegno ci mise una settimana per individuare una sola chiave!
Il 10 maggio i tedeschi cambiarono di nuovo la procedura di comunicazione delle chiavi, e ci fu un blackout nelle decrittazioni che durò fino all'8 agosto, quando giunse la nuova "bomba", questa volta perfettamente rispondente alle aspettative di Turing.
In otto mesi, le bombe operative diventarono 15: ogni bomba poteva trovare la chiave in circa un'ora, consentendo di decifrare la quasi totalità dei messaggi del giorno.

Churchill fece visita alla GC&CS nel settembre 1941, ironizzando sulla eterogeneità dei personaggi che vi operavano .- della cui genialità e necessità era però assolutamente convinto, tanto da suggerire a Turing e colleghi di rivolgersi direttamente a lui in caso di bisogno: tant'è che quando Turing e i suoi, scavalcando il loro responsabile, scrissero a Churchill il mese dopo manifestando la necessità di nuovo personale, egli ordinò che le loro esigenze venissero soddisfatte subito.

Alla fine del 1942 le bombe erano 49, ed il reclutamento per la GC&CS si riaprì utilizzando persino un...cruciverba complesso pubblicato sul Daily Telegraph: i sei solutori nei tempi richiesti, tra i venticinque che vi si cimentarono, furono arruolati senza indugi.

Le comunicazioni tra le forze armate del Reich non erano però tutte uguali. La Marina utilizzava macchine Enigma a otto scambiatori anzichè cinque, e questo continuò a lungo a garantire la segretezza delle comunicazioni di quel comparto, nonchè il sopravvento della marina tedesca nella Battaglia dell'Atlantico: gli U-boot risultavano quindi imprendibili e letali per le forze alleate.

In questo caso, laddove l'intuito dei geni di GC&CS non riusciva a raggiungere l'obiettivo, si ricorse a sistemi più...normali: il furto delle chiavi direttamente su navi e U-boot tedeschi; al riguardo, fu definito un piano (poi non adottato) definito da Ian Fleming - lo scrittore padre di James Bond - allora agente del servizio segreto britannico.

In qualche modo la trafugazione riuscì, e presto anche "Enigma navale" non fu più inviolabile.

Ovviamente le informazioni ottenute vennero sempre usate in modo tale che i tedeschi non sospettassero l'avvenuta violazione del codice: degli U-boot e delle navi nemiche localizzate, si preferì distruggere solo parte facendo credere ad una casualità nell'individuazione.

Il comando germanico non ebbe mai dubbi al proposito.

Oltre ad Enigma, alla GC&CS si decifrarono anche i codici italiani e giapponesi, e all'insieme delle informazioni di intelligence ricavato dalle tre fonti fu assegnato il nome di "Ultra".
Questi dossier consentirono agli Alleati una superiorità strategica su tutti i fronti: in Africa settentrionale, in Grecia (da cui i britannici si ritirarono prima dell'invasione tedesca), nel Mediterraneo. Si ebbero in questo modo informazioni dettagliate e necessarie per la preparazione dello sbarco in Normandia: è opinione di alcuni esperti che, senza queste informazioni, lo sbarco sarebbe stato rinviato all'anno successivo, e la guerra sul fronte europeo sarebbe potuta finire nel 1948 anzichè nel 1945.

Insomma, è difficile capire quante vite umane, nel secondo conflitto mondiale, siano state salvate da questa strana arma, la crittoanalisi, e dalle strambe truppe di Bletchey Park.:-)

Dopo la fine del conflitto, la Gran Bretagna continuò a non condividere con gli Alleati il grande segreto sulle capacità acquisite (la capacità di decodificare Enigma): anzi, distribuì alle ex-colonie migliaia di macchine Enigma, vantandone l'inviolabilità, e continuando a decifrare per anni il contenuto delle comunicazioni riservate di quelle nazioni (che usavano ovviamente strategie di sicurezza nella codifica infinitamente inferiori a quelle adottate dai nazisti...)

La GC&CS venne chiusa: i suoi eroi vennero dispersi. Le "bombe" furono smantellate, qualunque documento relativo alle intercettazioni dei tempi di guerra fu distrutto o secretato. Le attività di decrittazione furono trasferite al nuovo Quartier Generale Operativo delle Comunicazioni (GCHQ).
Tutti i crittoanalisti furono vincolati al segreto. Nessuno potè pubblicizzare il proprio apporto alla guerra, nè difendersi dalle accuse di "essersi defilati" pavidamente dalla difesa del proprio paese.
Solo trent'anni dopo, nel 1975, si superarono i termini del segreto militare, e finalmente si potè raccontare la verità su quel che era successo a Bletchey Park.
Solo in quel momento, il buon Rejewski - che dopo il 1939, fuggito in Inghilterra, era stato destinato ad un lavoro oscuro e banale di intelligence di infimo livello - seppe quale era stata l'immensa importanza del suo lavoro su Enigma prima del conflitto: solo allora seppe quel che gli inglesi avevano fatto partendo dal suo lavoro. Morì nel 1980.
Ancora peggio andò ad Alan Turing.
Tornato all'insegnamento, fu vittima nel 1952 della campagna omofobica che si sviluppò in Gran Bretagna. Rivelando ingenuamente alla polizia, in occasione di un furto, di aver ospitato in casa sua un compagno occasionale, fu arrestato, processato e condannato per comportamenti contrari alla pubblica decenza.
Umiliato, privato dell'accesso alle informazioni riservate da parte del governo britannico, escluso dalle ricerche sui calcolatori elettronici, fu costretto ad accettare l'imposizione di una terapia ormonale che lo rese impotente ed obeso.
Cadde in depressione, ed il 7 giugno 1954 si suicidò, a soli quarantadue anni, mordendo una mela che aveva intinto in una soluzione di cianuro - esplicito richiamo alla sua ossessione per il film "Biancaneve e i sette nani": si dice che la Apple abbia adottato il proprio logo, la mela morsicata, proprio in omaggio a Turing.

Nel 2009, in Gran Bretagna, una petizione popolare richiese al Governo la riabilitazione ed il riconoscimento della figura di Turing.
Nel settembre 2009 Gordon Brown, a nome del Governo Britannico, ha pubblicamente presentato le scuse per l'orribile trattamento omofobico a cui fu sottoposto Turing.

E con questo, si chiude la storia di questi "eroi" sconosciuti.
Ma mi piace presentarvene ancora uno, dei nostri giorni.

GRIGORIJ JAKOVLEVIC PEREL'MAN.
Matematico russo contemporaneo, è autore (2002) della dimostrazione della Congettura di Poincarè, un quesito di topologia che risultava irrisolto dal 1904.
In seguito a questa dimostrazione, il matematico ha vinto sia la prestigiosa Medaglia Fields, nel 2006, sia un premio da un milione di dollari.
Si è rifiutato di ritirare entrambe le cose.

Dall'articolo de "La Stampa":
«Per me – disse - è del tutto irrilevante. Se la soluzione è quella giusta, non c'è bisogno di alcun altro riconoscimento». Da allora vive con la madre alla periferia Sud di San Pietroburgo. Stanno in un miserabile monolocale all’interno di una khrusciovka, uno di quei palazzoni popolari costruiti ai tempi di Nikita Kruscev. La leggenda vuole che si nutra solo di rape e di cavolo nero. Senza un lavoro fisso, senza amici, ignora le email ed evita accuratamente giornalisti e fotografi. Per lui i soldi non contano: "Non voglio essere uno scienziato da vetrina – ha spiegato - e troppi soldi in Russia generano solo violenza". Gira conciato come un barbone. Capelli e barba incolti, scarpe da ginnastica sformate. Le immagini più recenti di lui, con il suo look trascurato, sono state rubate da un blogger che l’ha scovato in metropolitana e l’ha immortalato con il cellulare mettendo poi le foto su internet. Ora che ha rifiutato il milione di dollari e ha parlato con il presidente dell’Istituto Clay e i giornalisti tornerà a seppellirsi nel silenzio della khrusciovka. Ma dicono che nella sua città, che fu la capitale degli zar, non sia difficile trovare t-shirt con il suo volto. E la scritta: "Non tutto si compra".

CONCLUDENDO...
Ecco, qualsiasi cittadino medio - ma anche qualsiasi esponente della nostra "classe dirigente" - reputerebbe Rejewski, Turing e Perel'man dei deficienti, incapaci di "capitalizzare" la loro intelligenza e trasformarla nella solita triade a cui l'umanità intera, secondo la vulgata corrente, aspira (PSF: Potere & Soldi & Figa).

Io penso invece che la storia di questi tre uomini, indifferenti al potere, innamorati della conoscenza, liberi e "non comprabili" (distruggibili si, ma acquistabili mai), e quindi di valore umano infinitamente superiore a qualsiasi satrapo o cortigiano che attraversi la nostra storia quotidiana, sia qualcosa che ci fa sperare ancora nell'umanità, e vedere che se esistono uomini così, può esistere anche un futuro migliore della schifezza di questo presente.

Sia il simbolo della rivolta possibile dell'intelligenza contro la mediocrità ed il conformismo, che generano come figli deformi l'indifferenza, l'ignoranza e l'accettazione acritica della realtà.
Sia la speranza della ribellione necessaria, che prima o poi dovrà esplicarsi in qualche modo: a livello individuale, se non riusciremo a farlo a livello collettivo.

Se non sarà la politica, sarà la matematica, o comunque la scienza a darci il "la" per un gesto anarchico e liberatorio che inizi finalmente a mandare affanculo questo potere indecente?

Per il momento, lasciatemi idealmente scrivere sul muro della storia qualcosa di nuovo:
"W REJEWSKI, W TURING, W PEREL'MAN!!!"

3 commenti:

Stefi ha detto...

:) bravo!! Hai fatto molto bene a fare il post sul libro di cui ci avevi parlato e che tanto mi ha incuriosito che l'ho subito acquistato!!
Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Magnifico post, argomento interessante e bene illustrato, ma temo che la lunghezza scoraggerà più di qualcuno. Peggio per loro :-) perchè vale la pena di leggerlo.
l.

Anonimo ha detto...

Non so chi sei ma hai scritto un articolo
fantastico, con uno stile non complicato,
e tuttavia non cosi semplice da non far
capire un argomento cosi complesso.

Bravo! E complimenti anche per il coraggio
intellettuale.

Se in italia esistono ancora persone come
te abbiamo ancora una speranza ...
e se lo dico in data odierna, visti i fatti ...

Continua cosi e prendi il posto
di Piero Angela