mercoledì, luglio 14, 2010

Comando e controllo: la doppia tragedia dell'Aquila (e di una Italia apparentemente perduta)


Finalmente ho avuto l'occasione di vedere il film-documentario "Comando e controllo", di cui parlò Anna nel suo blog ai tempi della proiezione del 25 aprile a L'Aquila.
E' stato proiettato a Cascina Caccia, un bene sottratto alla 'ndrangheta ed affidato a Libera, a San Sebastiano Po in provincia di Torino, nell'ambito della rassegna "Libero Cinema in Libera Terra" che ha avuto inizio ieri.
Il film è alla fine della sua lunga tourneè di presentazione in Italia (ha avuto una anteprima a New York): se potete, andate a vederlo. Sennò, contattate chi viene indicato sul sito per organizzare una proiezione: è importante, è utile, è doveroso.

Alberto Puliafito è un regista torinese che, nei primi tempi del post terremoto aquilano, si accontentava, come tutti, della narrazione miracolosa degli eventi che i media propinavano quotidianamente, elegiando i miracoli del Satrapo e di San Bertolaso.
Giunto a Roma per raccogliere informazioni sul G8, sul quale intendeva realizzare un documentario, si imbattè per la prima volta negli aquilani "non sedati" che già manifestavano tra il disinteresse e l'antipatia generale ("ma che vogliono questi, dopo che hanno avuto tutto?"): tra di loro, un avvocato dichiaratamente berlusconiano che lo accusò (in quanto "giornalista") di non diffondere la verità su quel che realmente stava accadendo a L'Aquila.
Alberto decise a quel punto che avrebbe dovuto "andare a vedere": andò dunque a L'Aquila, per documentare quel che accadeva. Ed i giorni divennero settimane, e le settimane mesi: otto lunghi mesi di osservazione, ragionamento, ascolto, che hanno prodotto il film.
Film che, rispetto a quanto si è sempre letto sul blog di Anna (tra l'altro intervistata e presente nello stesso film), non presenta nulla che non si sapesse già: ma, rimessi in fila in capitoli - all'inizio di ognuno dei quali una sorta di "rap" dei vocaboli simbolo dà il senso dello sconvolgimento della narrazione rispetto alla realtà-, i pezzi compongono un puzzle che è organico, credibile, ed in quanto tale angosciante:
  • nonostante la situazione di grande pericolosità presente in Abruzzo a causa di scosse sensibili ed importanti registrate dall'inizio del 2009, le istituzioni competenti non hanno pensato a predisporre piani di emergenza e di evacuazione della città e del territorio per un evento "possibile": tant'è che dopo il terremoto di inizio aprile i primi interventi sono stati contrassegnato dal caos e dall'incertezza;
  • L'Aquila post-terremoto è stato il laboratorio in cui si sono applicati scientificamente i criteri della cosiddetta "Shock economy", termine coniato da Naomi Klein che potremmo volgarmente tradurre con "come farsi un sacco di soldi con le tragedie altrui, naturali o provocate artificialmente";
  • il piano di costruzione delle new-town era un progetto già pronto indipendentemente dall'evento, e che probabilmente sarebbe stato adattato a qualsiasi altra catastrofe nazionale, si trattasse di un'alluvione in Pianura Padana o un incendio di una fabbrica chimica alla periferia di Firenze;
  • per fare il massimo dei soldi con il massimo della tranquillità, è necessario che siano eliminate tutte le possibilità di dissenso, quindi è opportuno che il territorio in questione sia militarizzato e si attui di fatto una sospensione dei diritti democratici: è quel che ha fatto la Protezione Civile a l'Aquila, diventando un organo di governo indipendente e incontrollato - con capacità di deliberazione in deroga che è stata usata in modo abnorme - ed applicando il "Metodo Augustus", che ha guidato il disegno dei piani di emergenza con modalità militari (sicuramente adatte all'emergenza, sicuramente pericolose da un punto di vista dell'autodeterminazione delle popolazioni nel momento in cui "lo stato di emergenza" viene artificialmente prolungato ed ampliato nel tempo);
  • nel film, le interviste a Zamberletti chiariscono cosa deve essere la Protezione Civile, e cosa era effettivamente diventata dopo il terremoto in Irpinia negli anni '80: un organo dello Stato che coordina le forze in una condizione di emergenza, e poi si "ritrae" non appena l'emergenza è finita, restituendo ai corretti attori istituzionali il proprio ruolo; all'Aquila, non è accaduto così, e la Protezione Civile ha gestito in emergenza, escludendo del tutto le istituzioni locali, anche la fase della ricostruzione.

Emerge dunque, dietro a questa vicenda ed oltre la cortina fumogena della propaganda mediatica, un "sistema" pronto ad approfittare della catastrofe (evidentemente di QUALUNQUE catastrofe, che offre le possibilità di guadagno di qualsiasi grande evento) e pronto ad imporre una sospensione della democrazia affinchè il profitto sia massimizzato: e non si capisce quale delle due cose sia più preoccupante.

Grazie ad Alberto per questa fatica che gli ha "cambiato la vita": perchè ci ha dato una idea chiarissima, incontrovertibile di come il potere stia cambiando le nostre.

3 commenti:

Artemisia ha detto...

Interessante. Io ho visto Draquila e ho avuto la stessa tua sensazione.

Anonimo ha detto...

Si, immagino che Draquila racconti una storia simile...(qualche sequenza dell'opera della Guzzanti è tratta anche da questo documentario).
Luposelvatico

Anna ha detto...

Alberto non ha fatto altro che osservare la realtà, analizzarla, e raccontarla. Come io faccio nel mio blog dal 6 aprile dello scorso anno. La verità è una sola. Le interpretazioni possono essere molteplici.Alberto ha avuto la capacità di raccontarla come uno di noi.