lunedì, maggio 04, 2009

Abuso di armi di distrazioni di massa

Ecco, solo poche settimane dopo lo sgomento pieno di parole che fece del terremoto in Abruzzo un pretesto per stringersi in un falso e velenoso "volemose bene", confondendo vittime e indiretti carnefici; e solo alcuni giorni dopo aver appreso che saremmo morti in tanti, tantissimi per la pandemia, siamo ora sconvolti dall'uragano Lario, che scopre con parole allarmate che razza di uomo si è tenuta al fianco per anni (ma fino ad ora, ha vissuto con un sosia? con una controfigura?), peraltro con un livello di condivisione di spazi e tempi infinitamente inferiore a quello di una famiglia normale (il che ha probabilmente diluito il dolore).
E così bocche e cervelli si affollano di nuovo di tutto il possibile pur di non lasciare spazio alle cose importanti: l'interrogarsi sulla vita e sul senso di essa, l'interrogarsi su se stessi e sulla propria strada.
Anche l'occasione della crisi (che coloro che furono incapaci di prevederla dichiarano ormai conclusa e superata senza conseguenze) rischia di essere perduta: i meno consapevoli ne usciranno più poveri e più ignoranti, meno liberi e meno riconosciuti.
Mentre scivoliamo nel gruppo dei paesi "non più pienamente liberi" rispetto alla libertà di stampa, quel che la maggioranza silenziosa chiede non è più verità, più attenzione: ma un maggior livello di erogazione della droga mediatica, per dimenticare tutto, per sempre, ed evitare la fatica di esistere.

Nessun commento: