lunedì, giugno 16, 2008

Come a Bogotà

A me, 'sti duemilacinquecento soldati in giro per le città, non si sa a far bene cosa, non mi piacciono per nulla.
Duemilacinquecento soldati a fronte di centomila poliziotti e centomila carabinieri già presenti sul territorio (e che spesso sanno fare benissimo le veci di un esercito sudamericano, come racconta il G8 di Genova del luglio 2001): non servono a nulla, se non a dare l'idea di un paese militarizzato. Appunto.
Come dice Chiamparino, non siamo a Bogotà: ma probabilmente Bogotà è il modello urbano e sociale a cui si vuol tendere nei prossimi anni.

C'è nell'aria un bruttissimo vento di rivalsa, di vendetta. La destra vittoriosa, forte dell'ampio consenso del popolo più rimbambito d'Europa, vuol saldare tutti i conti subito: dopo il panem et circenses, è arrivato finalmente e quasi subito il tempo del "facciamoci-i-cazzi-nostri", le leggi per rendere impunita la casta ed i suoi adulatori.
Niente più intercettazioni, niente più processi. Via libera agli appetiti economici legati alle grandi infrastrutture, per rendere sazi gli amici. Via libera all'insana ed ipocrita commistione con il clero più retrivo.

Non possiamo fare granchè, per ora: solo definire, conservare e alimentare questa lucida indignazione, per capire come trasformarla in azione, per capire come salvare quel che si può, prima che costoro ci trasformino in prigionieri politici nella nostra stessa casa.

2 commenti:

Artemisia ha detto...

"Tempi da lupi..."

Appunto.

Anonimo ha detto...

..."Quando i giochi si fan duri
i duri incominciano a giocare!!"

Do you remember??
:-)
Stefi