mercoledì, dicembre 31, 2008

AUGURI

(Questo post è praticamente lo stesso del 2006. Le uniche differenze rispetto ad allora stanno nel fatto che la mia vita è cambiata - e sta cambiando - radicalmente, e che quest'anno c'è un sacco di neve, nonostante il 2008 sia comunque stato - da queste parti - il settimo più caldo negli ultimi 250).

Auguri a questo paese sempre più stanco, impaurito ed isterico: ammesso che siano ancora utili, gli auguri.
Auguri a quelli che non stanno bene, e si affidano con fiducia alla sanità pubblica, finchè ci sarà.
Auguri a quelli che sono senza soldi, e scoprono che - smontando pezzo a pezzo tutti i falsi bisogni a cui siamo quasi tutti incatenati - forse si può trovare una via alla felicità (o almeno alla serenità) anche col portafoglio vuoto.
Auguri a quelli che stanno pensando intensamente ai propri amici, ai propri cari, e sfruttano questo periodo per rinforzare i legami spruzzandoci sopra dosi consistenti di affetto, di amicizia e di calore.
Auguri a quelli che sono cortesi, che riescono a mantenersi gentili anche in questi tempi di barbarie, a quelli che danno una mano agli altri nelle case e nei luoghi di cura, a quelli che stanno in piazza al freddo con i banchetti per qualsiasi motivo.
Auguri a quelli che costruiscono, con le mani e con le parole, un mondo in cui sia ancora possibile stupirsi come bambini.
Auguri a quelli che sorridono, che si emozionano, che muoiono in pace.
Auguri a chi vive la guerra, la povertà, la miseria, la solitudine: sperando di incontrarli, di esser loro vicini in qualche modo.
Auguri a chi prova a fare qualcosa di concreto per l'uomo: mi vengono in mente Don Ciotti, Ernesto Olivero del Sermig, l'arcivescovo Tettamanzi, Gino Strada, Roberto Saviano, Giancarlo Caselli, Raffaele Guariniello, gli amici di Progetto Continenti...; ma per fortuna nostra sono così tanti (conosciuti o no, non ha alcuna importanza) che è impossibile nominarli e ricordarli tutti.

Auguri.

mercoledì, dicembre 24, 2008

Il nostro Natale è altrove

Ogni giorno di più si allarga la distanza tra quel che sentiamo di essere, consapevolmente, e l’immagine del mondo che ci viene fornita da voi, gente di potere.

D’accordo: siete imbattibili, onnipotenti, avete conquistato le menti ed i cervelli della gente; la vostra capacità di raccontare menzogne e diffondere miti è ormai inarrestabile.

E nemmeno ve ne accontentate: volete di più, un potere assoluto ed indiscusso, totale, esteso ad ogni ambito della vita altrui.

Fate, nelle vostre vite, quel che volete, senza pudore e senza limite: ma ci perseguitate e ci opprimete nelle nostre vicende più intime, impedendoci di morire quando dobbiamo, intimandoci di nascere quando non possiamo, impedendoci di amare chi, quando, come vogliamo.

Non abbiamo i mezzi per combattervi: non per ora, non siamo ancora abbastanza grandi di numero da poterci liberare di voi, perché troppi sono ancora sensibili alle vostre sirene, alle vostre lusinghe, ai vostri telegiornali zeppi di sorrisi e di luminarie scintillanti.

Ma abbiamo ed affiniamo gli strumenti per difenderci: usiamo la tecnologia per conoscerci e avvicinarci gli uni agli altri, non – come vorreste voi - per allontanarci dalla vita reale, per costruire realtà virtuali in cui disinteressarci di quella vera.

Rifiutiamo le verità preconfezionate e amiamo il dubbio, la fatica del capire, lo sforzo di approfondire: i vostri slogan, che puzzano di bugia, ve li rimbalziamo addosso.

Siamo curiosi e non abbiamo paura dell’altro: ci attrae la diversità, la differenza, che affrontiamo senza specchi deformanti, senza miti, e con profondo rispetto.

Ci piacciono le storie e le favole, e tutte le arti che ci consentono di ascoltarle e raccontarle: rifiutiamo solo quelle che ci raccontate voi.

Siamo umanamente imperfetti, ma siamo i modelli di noi stessi, e non ci interessano quelli che ci propinate voi, patinati e “di successo”.

Adottiamo una scala dei valori antica e vicina all’uomo, ed ai nostri bisogni essenziali non potranno mai rispondere le vostre merci: non ci interessa comprarle, e non potete comprarci con esse.

Per questi motivi, nel vostro Natale non ci siamo, non siamo nemmeno rappresentati.

Il nostro Natale è altrove: nel ritrovarsi ancora, in silenzio e senza chiasso, intorno ad un desco sobrio e sereno, con le persone che amiamo.

Nel pensiero forte costantemente rivolto agli amici che lottano (contro la malattia, contro il dolore), ed hanno bisogno del nostro calore e della nostra vicinanza.

Nel sorriso che ci fiorisce sul volto pensando a quante persone meravigliose ci sono intorno a noi, ed a quanto possiamo – e dobbiamo – fare insieme per propagare l’eguaglianza, la giustizia, il rispetto, l’attenzione di cui godiamo quotidianamente, affinché tutti possano goderne, e far parte della stessa, vera comunità umana.


Un augurio speciale, quest'anno, a tutti coloro che fanno o faranno parte in futuro (speriamo molti!) della Compagnia di Collevecchio.:-)

lunedì, dicembre 22, 2008

Filumena Marturano, o del riscatto necessario

Venticinque anni di silenzio, di umiliazioni e di sottomissione a don Mimì Soriano, che l'ha portata via dalla casa di appuntamento in cui lei lavorava (e di cui lui era cliente assiduo, ovviamente).
Senza però darle mai dignità di moglie.
Filumena, bella e ruvida popolana, tace e sopporta, ma giunge il giorno del riscatto, anche se lo strumento adottato è l'inganno.
Si finge morente, e con l'aiuto di un prete costringe don Mimì a sposarla sul letto di morte.
Poi risorge, e la commedia (o meglio, il dramma) inizia da qui.
Dal furore di Mimì per essere stato ingannato; e dal lungo monologo di Filumena che spiega la sua scelta, rivendicando il dovere di emanciparsi da una realtà umiliante e insostenibile.
E gli rivela dei tre figli (ormai grandi) allevati rubando il denaro, giorno dopo giorno, al ricco pasticcere Soriano.
Uno solo è figlio di Mimì, concepito nell'unica notte in cui Filumena, nella sua triste vita precedente, si diede a lui per vero amore (senza che lui lo capisse: e pagò, come sempre, quel che invece era un dono).

Mimì, a questa rivelazione, è doppiamente furente: ha buon gioco, con il proprio avvocato, a rendere invalido il matrimonio, generato dall'inganno. Filumena, che ha convocato nella casa che credeva finalmente sua i figli fino ad ora ignari delle proprie origini, se ne va per essere accolta presso uno di loro (colui che ha il presente più precario e difficile: un lavoro operaio, una famiglia numerosa).

Ma Soriano è costretto poi a capire, ad arrendersi, a piegarsi alla caparbietà di questa donna disperata ma orgogliosamente inflessibile.
La cerca, la implora, si umilia.
E' costretto ad accettare il matrimonio, che questa volta si svolgerà alla luce del sole, e dare a Filumena la dignità che esige.
Si rassegna a non poter conoscere mai quale, tra i tre figli di Filumena, sia il suo: lei non glielo dirà mai per evitare che lui ignori e disprezzi gli altri due.
"I figli so' figli", e basta: senza condizioni. Dovrà voler bene a tutti e tre (e vani saranno i suoi comici tentativi di identificare suo figlio sulla base delle attitudini dei tre: e irresistibile sarà il suo commento desolato dopo una straziante versione corale di "Munasterio 'e Santa Chiara": "Dio, non è possibile: non credevo esistessero dei napoletani che non sanno cantare!").

E alla fine, Mimì si inginocchia di fronte a questa donna - esausta - che lo ha vinto, e ne riconosce la grandezza: e le dichiara, finalmente, l'amore che merita.

Luca De Filippo, invecchiando, evoca sempre di più il padre (anche se non avrà mai l'impressionante e scavata magrezza): la sua recitazione è asciutta e sorniona, brillante e doverosamente cinica (nel corso del primo confronto con questa donna che esce dal suo ruolo di decennale sottomissione).
Lina Sastri è una Filumena che lotta, rivendica i suoi diritti generati dall'amore e rivela l'ingiustizia della vita (anche delle leggi, che non tengono conto dei sentimenti): commovente e struggente, ma purtroppo spesso impenetrabile per chi napoletano non è, a causa della durezza e della velocità dell'eloquio autenticamente popolano.
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Filumena Marturano

di Eduardo De Filippo
con Lina Sastri, Luca De Filippo
e con Nicola Di Pinto, Antonella Morea, Giuseppe Rispoli
Gioia Miale, Daniele Russo, Antonio D’Avino
Chiara De Cresenzo, Carmine Borrino, Silvia Maino
regia Francesco Rosi
scene Enrico Job
luci Stefano Stacchini
costumi Cristiana Lafayette
Teatro di Roma

venerdì, dicembre 19, 2008

Io, se fossi Veltroni

Io, se fossi Veltroni, avrei chiesto ai parlamentari del PD di votare compatti PER concedere l’autorizzazione a mettere agli arresti domiciliari il deputato Margotta.

Io, se fossi Veltroni, avrei chiesto alla Jervolino di dimettersi immediatamente, dopo l’arresto di due assessori della Giunta (perché so – o almeno spero - che un Soru, un Chiamparino, un Cacciari avrebbero fatto così).

Io, se fossi Veltroni, avrei sospeso dal PD Bassolino e tutti gli indagati, come misura cautelativa e di salvaguardia della credibilità del partito, fino al termine delle indagini.

Io, se fossi Veltroni, avrei fatto dimettere tutti i rappresentanti del PD dalla Commissione di Vigilanza della RAI, non appena mi fossi reso conto che Villari non se ne sarebbe mai andato.

Io, se fossi Veltroni, avrei intimato a tutti gli eletti e – soprattutto! – a tutti i nominati del PD a qualunque carica di NON andare più in televisione. I luoghi deputati a far politica devono tornare ad essere le istituzioni, le piazze, i circoli: i luoghi in cui si esercita la politica per legge e per elezione, e in cui si risponde direttamente alle persone, rispettandone il mandato e guardandole negli occhi.

Io, se fossi Veltroni, chiederei agli esponenti del PD, quando sono liberi da impegni istituzionali, di essere presenti con costanza nei mercati rionali, davanti alle fabbriche, agli uffici postali, alle scuole, agli ospedali. Dove le persone esistono, soffrono, combattono la vita dura di tutti i santi giorni, e spesso sono sole di fronte alle fatiche, al dolore, alle difficoltà. Lontani, dietro uno schermo, in un salotto televisivo, non servono a nulla.

Io, se fossi Veltroni, non rinuncerei al sogno di un mondo diverso da questo, perché mi renderei conto che in giro ce n’è un bisogno disperato e fortissimo, e non mi rassegnerei a leggere la crisi come un incidente, ma come un effetto consequenziale di un sistema folle, ingiusto, iniquo, inaccettabile da un punto di vista etico.

Io, se fossi Veltroni, mi chiederei perché quell’immenso capitale umano che era apparso dalle nebbie un anno fa, fatto di persone splendide, di giovani che si appassionavano per la prima volta alla politica, della parte sana del paese rimessa in movimento sul cammino della speranza, sia stato dilapidato, distrutto, disperso, ingannato.

Io, se fossi Veltroni, mi accontenterei di un PD piccolo, che rinuncia al palcoscenico mediatico controllato dal Grande Burattinaio. Un PD magro ma sano, che rinuncia al potere se non sa gestirlo in modo corretto. Un PD che generi orgoglio, senso di appartenenza, fierezza, e – si, accidenti! – superiorità morale rispetto al disastro etico che abbiamo davanti agli occhi.

Ma io non sono Veltroni, e sinceramente cosa sta facendo Veltroni io non riesco più a capirlo da un po’.

Peccato.
Un’occasione perduta, e con gravissimo danno per ogni operazione del genere che si volesse tentare in futuro.

Non sarà più possibile farci credere che il nuovo mondo sarà semplicemente una nuova release del vecchio;e che sarà un leader nato dal vecchio mondo a condurci fuori dalla palude.

mercoledì, dicembre 17, 2008

La Compagnia di Collevecchio


Uffaaaaaaaa, avrò iniziato 'sto post almeno tre volte e per tre volte l'ho cestinato, insoddisfatto.
La distanza tra le emozioni che ho provato nello scorso weekend e le parole che so usare per descriverle è sempre troppo grande: detesto questa mia incapacità di trovare le parole adatte, detesto correre il rischio di banalizzare nella cronaca qualcosa che invece è vita, è evento che scava a fondo dentro me stesso, è passaggio cruciale.

E' anche vero che la ritrosia a dire parole che reputo insufficienti mi sta creando grossi problemi: le parole mi si stanno intasando dentro, e se non le butto fuori in qualche modo - anche sbagliate, anche confuse - rischio di ritrovarmi dentro un casino emozionale simile a quello del deragliamento di un treno, quando tutti i vagoni si intruppano disastrosamente dietro il locomotore che improvvisamente interrompe ed ostacola la corsa.

E allora via, lascio esondare l'anima, e sia quel che sia:-)

Lo scorso weekend...è iniziato, in realtà, un sacco di mesi fa.
Qui, nella blogosfera.
Molte persone hanno iniziato, per un puro moto dello spirito, per autentica esigenza interiore, a seminare parole. E, con esse, idee; e con esse emozioni.
La presenza di quei semi ha portato altre persone (spontaneamente, senza nemmeno pensarci) ad accudirli, ad innaffiarli con altre parole, a seguirne la crescita.
Il tutto è avvenuto con lentezza, con semplicità, senza alcuna ansia.
E poi è accaduto che, dopo un po', le persone che - senza mettersi d'accordo preventivamente - avevano partecipato collettivamente alla semina ed alla cura di quanto seminato, abbiano sentito la voglia di vedere - insieme - il primo frutto di questo lavoro.
E di vedere dal vivo l'immagine dei propri compagni di lavoro, costruita come un puzzle usando le parole che ci si è scambiati nel tempo.

Lo scorso weekend...ufficialmente, siam partiti da diverse parti d'Italia per confluire sul convento di Sant'Andrea, in Sabina, e conoscerci.
Dal punto di vista della cronaca, siam saliti su treni ed auto, abbiamo viaggiato per alcune ore e poi ci siamo incontrati.
In realtà, abbiamo scoperto quel che sapevamo già: che ci conoscevamo tutti da tempo, ed assai bene.
Arricchire con le immagini e con i suoni della nostra fisicità quel che già sapevamo gli uni degli altri, è stato un dono reciproco di gioia e di meraviglia.

Un dono imperdibile, in ogni suo aspetto.
Ad esempio, stare lì seduti in silenzio, in una tensione carica di commossa attenzione, ad ascoltare Daniele, che recitava con un coinvolgimento senza pari i suoi versi, al contempo spietati e grondanti di amore per l'uomo, ci ha resi già vicini ed eguali sin dalle prime ore.
Condividere quel turbamento, quegli occhi lucidi, quella voglia di reagire con rabbia ed amore al disastro che ci circonda è stato meraviglioso.

Come non avremmo mai smesso di ascoltare Ermanno dei Boschi, che con il suo linguaggio pacato racconta incessantemente storie, aneddoti, incontri con grandi personaggi, e sotto sotto ti dici che non è possibile che abbia meno di 200 anni, perchè un simile volume di esperienza, di vissuto, di emozioni richiede un tempo immenso, incrociato ad uno sconfinato amore per la vita.

Poi la mitica Artemisia, accompagnata dal simpatico consorte killer di particelle:-), che sembra una ragazza e per fortuna lo è davvero, per la freschezza del suo cuore comunicata al mondo con quel meraviglioso accento fiorentino...

E poi c'erano ovviamente Angela e James, belli e sorridenti padroni di casa, che irradiano una quantità incredibile di energia, luce, calore, anche se la bolletta a tratti è resa carissima da terrificanti sprazzi di humor inglese:-)))

Ma poi c'eravamo tutti noi, ognuno di noi unico e splendido a suo modo, e non faccio altri nomi perchè vorrei e dovrei raccontare di tutti, ma qui non mi sento ancora capace di farlo: ed ognuno di noi sapeva di essere lì senza maschere, senza ruoli, senza nulla a nascondere l'anima o a proteggerla.
Ed ha messo in comune quel che aveva di meglio: se stesso.

E poi c'era questo luogo suggestivo e bellissimo, in cui noi torinesi siamo arrivati attraversando una nebbia fittissima e - probabilmente - un varco spazio-temporale; è l'unica ragione che spieghi il nostro ritrovarci, all'improvviso, in un altro mondo: il mondo che vorremmo.

Anche il tempo sembrava fluire con maggior lentezza, per dare la possibilità di colmarlo il più possibile con quel che avevamo da condividere: sembrava di esser lì da sempre, perchè ogni attimo trascorso insieme era intenso, denso, importante.
Come il Tevere pochi chilometri più a sud, anche il flusso di emozioni nella nostra anima ha superato dolcemente gli argini...

E il sole, per l'intero weekend, ci ha accompagnati lungo i crinali, ad ammirare i profili morbidi delle colline oltre il Soratte.

Quando ci siamo salutati, per iniziare il ritorno, tutti abbiamo avuto la stessa impressione: è stato solo l'inizio, il ritrovarsi ad un crocicchio per continuare a camminare insieme.
Se questa storia la scrivesse Tolkien, saremmo adesso al punto in cui si è appena costituita la Compagnia di Collevecchio: l'avventura è dunque appena iniziata, i compagni di viaggio hanno appena iniziato a discutere la destinazione.

giovedì, dicembre 11, 2008

Un altro 12 dicembre


Domani, ovviamente per chi mi legge, sarò in piazza con la CGIL e andrò alla manifestazione di Torino. Il settore produttivo (produttivo?:-)) al quale appartengo farà otto ore di sciopero, e la mazzata sul portafoglio si farà sentire: ma non ho il benchè minimo dubbio sulle ragioni dello sciopero e sulle proposte che stanno alla base dello stesso (è, per così dire, il "minimo sindacale" che un'organizzazione dei lavoratori possa fare in una situazione come questa).

Quel che mi sembra sballato è lo slogan della manifestazione: "contro la crisi", come se la Crisi fosse un soggetto proprio, una variabile indipendente, o addirittura un accidente, qualcosa di simile ad un evento atmosferico.
Come se la Crisi non fosse il frutto ovvio e consequenziale di un sistema basato sulla rapina, sullo sfruttamento e sul profitto.
Come se la Crisi non fosse, invece che una disgrazia caduta dal cielo, una opportunità storicamente irripetibile in tempi brevi per ragionare su come diavolo stiamo vivendo: un salutare stop collettivo a miti scaduti e scadenti.
Una occasione per uscire dal percorso obbligato "sviluppo=aumento dei consumi", dal mito del PIL e del progresso infinito.
So che non posso pretendere un simile sforzo dal sindacato: per la sua ragion d'essere, per il suo statuto, per la sua storia, non ha necessariamente il compito di definire un progetto per un mondo nuovo.
Non si può chiedere alla CGIL di supplire all'assenza di un progetto politico alternativo alla deriva etica ed umana di questo paese: dovrebbero farlo altri soggetti, ma sono troppo impegnati a osservarsi l'ombelico per poter alzare lo sguardo e immaginare un futuro diverso.

Il 12 dicembre...sono quasi quarant'anni da Piazza Fontana: una strage senza colpevoli, dopo sette processi, con i parenti delle vittime obbligati a pagare le spese processuali.
Quando frequentavo le superiori, e costituivo il 50% della cellula anarchica del mio ITIS :-), in quel giorno mi ritrovavo sempre in piazza con i compagni, dietro le bandiere nere con la A cerchiata, a sfilare per ricordare quel che non andrebbe mai dimenticato.
Il problema è che, con il passare del tempo, abbiamo così tante cose nuove da ricordare che rischia di non rimanerci più il tempo per sognare.



giovedì, dicembre 04, 2008

Fantastici!

“Il ministro dell'Interno propone di estendere ai centri culturali islamici sospettati di fare proselitismo terroristico la norma della legge Mancino che consente al Viminale di sciogliere le associazioni che fanno propaganda razzista.”

Riassunto: siamo capaci di applicare il razzismo anche attraverso una norma antirazzista. Tiè!

Ci pensa lui

ROMA - "Regolamentare internet". Silvio Berlusconi, ispirato dalla visita al Polo tecnologico di Poste italiane all'Eur di Roma, parla di un sistema per dare delle regole al web. E di una proposta che il governo s'impegna a portare sul tavolo del prossimo G8, presieduto proprio dall'Italia. "Porteremo sul tavolo una proposta di regolamentazione di internet in tutto il mondo, essendo internet un forum aperto a tutto il mondo", ha annunciato.

Ho capito. Tra un po', oltre a dover tornare a combattere in montagna, dovremo pure recuperare i vecchi ciclostile ai mercatini delle pulci.

Pregiudizi

Solo nelle ultime settimane.
Le classi ponte, la negazione dell'assistenza sanitaria agli immigrati, ed ora:

Le parole di Maroni. In serata Maroni ha spiegato come il ministero abbia fatto una ricognizione completa sulle moschee esistenti in Italia. "Il ministero dell'Interno - ha detto Maroni - ha fatto una ricognizione completa sulle moschee esistenti in Italia.
Purtroppo non è mai agevole distinguere tra luoghi culto e luoghi in cui si svolgono altre attività, come anche reclutamento e la raccolta di fondi per finanziare il terrorismo e la preparazione di attentati". Maroni è poi intervenuto direttamente per difendere la moratoria: "Il Parlamento farà le sue valutazioni, ma dire no pregiudizialmente solo perché la proposta arriva dalla Lega è il solito balletto dettato dal pregiudizio ideologico".
La proposta di legge. Cota ha annunciato che la Lega presenterà una mozione parlamentare sull'argomento e ha anche fatto presente che esiste già "una nostra proposta di legge per la regolamentazione della costruzione di questi luoghi di culto di cui abbiamo chiesto la calendarizzazione in aula". In particolare, la proposta prevede che le moschee siano costruite solo con il permesso della regione interessata, se prima ci sarà stato un referendum sui cittadini che avrà dato esito positivo e purché vengano edificate ad almeno un chilometro di distanza da chiese o sinagoghe.

Dunque: la Lega vuole il privilegio del pregiudizio. Essa può diffondere odio, paura, razzismo, xenofobia, cacca nei cervelli, ma guai a "dire no pregiudizialmente alle sue richieste".
Bisogna entrarci nel merito, sembrano dire: ma se il merito è porcheria pura, non lo si può dire, perchè trattasi di pregiudizio. Sono diventati astuti manipolatori del linguaggio, come il Padrone.
Usano la "ragionevolezza" per far passare il peggio, per riportare in superfice i rifiuti tossici che ogni uomo nasconde in fondo alla propria anima ed al proprio cuore.
Sono "ragionevoli" come i due coniugi assassini di Erba, che in fondo volevano solo pulizia, silenzio, ordine: e dopo aver fatto quello che han fatto riescono a sorridere, a essere normali.

No, rivendico anch'io il diritto al pregiudizio. Verso Cota e soci: persone che usano la loro intelligenza e la loro capacità di linguaggio per raccogliere l'odio negli uomini ed eleggerlo a sistema.
Mi fanno schifo, pregiudizialmente.


martedì, dicembre 02, 2008

Accuratezza

Guardate il titolo di questo documento ufficiale ("Istruzione TENICA") emesso dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e...giudicate in che mani siamo.:-(


lunedì, dicembre 01, 2008

Ma quando dicono queste cose, che scopo hanno?

Il contenuto della notizia è talmente idiota che, a differenza di quanto faccio di solito, non posso astenermi dal considerarlo.

"Il Vaticano si oppone alla proposta di depenalizzazione universale dell'omosessualità, presentata all'Onu dalla Francia. L'osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, ha spiegato che l'Onu non deve depenalizzare l'omosessualità perché ciò porterebbe a nuove discriminazioni, in quanto gli Stati che non riconoscono le unioni gay verranno "messi alla gogna"."

Ora: è evidente (a parte l'errore di consecutio temporum, che non va ascritto al Monsignore ma al sito di Repubblica che ne sintetizza la dichiarazione) che quanto sopra riportato è un'opinione abominevole.

Provate a coniugarla in modo leggermente diverso, tipo:

"L'osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, ha spiegato che l'Onu non deve depenalizzare la pena di morte perché ciò porterebbe a nuove discriminazioni, in quanto gli Stati che applicano la pena di morte verranno "messi alla gogna".

oppure

L'osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, ha spiegato che l'Onu non deve depenalizzare il razzismo, perché ciò porterebbe a nuove discriminazioni, in quanto gli Stati razzisti verranno "messi alla gogna".

Insomma, questa non è una logica: è una porcheria.
Le ipotesi sono:
  • la notizia è falsa e viene diffusa per screditare il Vaticano: speriamo dunque che giunga una smentita;
  • la notizia è vera e questo è davvero il pensiero del Vaticano; speriamo allora che giunga, maledettamente in fretta, un nuovo e definitivo Diluvio Universale. Localizzato su una porzione del territorio comunale di Roma della dimensione di 0,44 chilometri quadrati, però.

Imperdibile

Mi riferisco all'articolo su democrazia e regime che Gustavo Zagrebelsky ha pubblicato su "La Repubblica" del 26 novembre (vi propongo però qui il link all'articolo ripubblicato su Megachip, che è formattato in modo più leggibile rispetto all'originale reperibile su Repubblica on line, ed integrato con link interessanti - vedi soprattutto la voce relativa a Robert Michels ed alla sua "ferrea legge dell'oligarchia").

Leggete con attenzione il passaggio relativo all'uguaglianza: ciò che, secondo Zagrebelsky, qualifica e distingue i regimi, e segna il passaggio dalla democrazia alla oligarchia.

E poi, parliamone: non smettiamo di rifletterci, di ragionare, di capire cosa sta davvero accadendo.

venerdì, novembre 21, 2008

Oh bella (scuola) ciao...

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
Comitato Provinciale di Torino


MOZIONE SUL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE


PRESO ATTO
che nel nostro Paese sono in essere vibrate e diffuse proteste concernenti le leggi e i decreti che il governo Berlusconi ha avviato nel proposito di riformare la pubblica istruzione in ogni ordine e grado;

RICORDANDO
che fu precisa intenzione dei partigiani che, nella nuova Italia scaturita dall’impegno e dagli sforzi di un’intera popolazione costati un ventennio di costrizioni fasciste e cinque anni di drammatiche sconfitte, il diritto ad un’istruzione libera e pubblica fosse garantito a tutti i cittadini come basilare strumento di emancipazione civile e sociale, capace di produrre cultura, benessere e democrazia, e come miglior antidoto all’insorgere di ignoranze, odii, discriminazioni e guerre;

CONSTATANDO
che, a causa dell’inadeguatezza di diverse generazioni di dirigenze politiche, da ormai troppi anni il Sistema Italia, pur ricco di innumerevoli risorse naturalistiche e culturali, nonché di formidabili capacità creative e di un incomparabile stile di vita, sta incredibilmente segnando il passo e che, per contro, solo il convinto e rinnovato impulso alla ricerca e alla conoscenza può offrirci di cogliere l’indispensabile opportunità di rilancio;

DICHIARANDO
che i tagli all’istruzione e alla ricerca, l’accorpamento e la soppressione dei plessi scolastici, le riduzioni di organico, la rimozione del tempo pieno, il ripristino del maestro unico, la privatizzazione delle università, financo l’introduzione di classi differenziate e la proposta di reintroduzione del grembiule obbligatorio, sono misure che, complicandone l’accesso, da un lato rendono più difficile la conoscenza e la pratica delle libertà e della democrazia mentre, dall’altro, si dimostrano particolarmente nefaste per il rilancio della nostra cultura e della nostra economia


IL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ANPI

RIUNITO A CERVIA IL 15 E 16 NOVEMBRE 2008

ESPRIME
pieno sostegno e solidarietà agli studenti, ai genitori, ai lavoratori docenti e non docenti, e ai pubblici amministratori impegnati a fondo nella lotta contro i tentativi di riforma Gelmini


E CHIEDE CON DETERMINAZIONE
al governo il ritiro dei provvedimenti, al Presidente della Repubblica l’attuazione di tutte le procedure per il blocco dell’iter amministrativo delle stesse, e agli organi interni dell’associazione la massima diffusione e attuazione di questa presa di posizione.

Dati che fanno pensare (ma spero non siano veri)

Da Repubblica on line, nell'articolo sul commercialista di Verona che ha ucciso moglie ed i tre figli prima di suicidarsi:

"Troppe armi in circolazione".
La presenza in casa del commercialista di due pistole, seppur denunciate, riapre il dibattito sui permessi a detenere armi. "Ci sono troppe armi in circolazione", denuncia Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell'Associazione nazionale funzionari di polizia.
La famiglia italiana uccide più della mafia: un morto ogni due giorni, oltre 1.300 vittime in sei anni.
Sette delitti su dieci avvenuti nella sfera familiare nel 2006, sono stati compiuti tra le mura domestiche.
Dai dati degli ultimi due rapporti Eures-Ansa sull'omicidio volontario in Italia - relativi agli anni 2005 e 2006 - emerge una realtà inequivocabile: un omicidio su tre avviene in ambito familiare.

Schegge tetre

Dopo aver fatto la cultura a pezzi, si prega di macinare e cuocere alla piastra.
E' una notizia che non desta nemmeno sorpresa.
Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi ha proposto di affidare ad un unico manager la gestione ed il coordinamento generale di circa 400 strutture statali, tra musei, gallerie, siti archeologici e ville storiche del nostro Paese.
E, per questo ruolo, ha pensato a Mario Resca, ex amministratore delegato di McDonalds Italia.
Inutile fare dello spirito scontato sulla distanza che separa i beni culturali dalle patatine fritte: rischiereste di passare per oscurantisti, tetri ed imbecilli.
L'uomo ammette esplicitamente la sua incompetenza in materia (vedi qui l'intervista), ma - come accade per la scuola - il mantra che giustifica la scelta è "la gestione dei beni culturali in Italia è uno schifo, ci vuole un approccio aziendale": un messaggio che funziona, è facile da fare entrare nel cervello (quel che ne resta) della gggente, e permette la solita reazione verso i critici: "ah, ecco, allora volete mantenere lo status quo!".
Il fatto che l'economia ed il mondo stiano letteralmente andando a ramengo proprio in virtù del fatto che "abbiam lasciato lavorare i manager", è ovviamente un dettaglio trascurabile.

Basta con la depressione: non facciamoci trarre in inganno dalla realtà!
TG3 Piemonte del 20 novembre, ore 19,30.
La FIOM CGIL rende noti alcuni dati sulla crisi. Solo in provincia di Torino, e solo nel settore metalmeccanico, ci sono ad oggi 450 aziende che hanno richiesto il ricorso alla cassa integrazione, per un totale di 27.000 addetti coinvolti. Il numero aumenta in media di 4 aziende al giorno, facendo prevedere che entro la fine dell'anno le persone in cassa integrazione (ripeto: solo in provincia di Torino, e solo nel settore metalmeccanico) saranno circa 50.000. Nei numeri non appaiono i precari a cui non viene rinnovato il contratto a tempo determinato: da tempo ormai essi sono fantasmi, per le statistiche.
E' dunque prevedibile che tra 150.000 e 200.000 persone, poco meno del 10% della popolazione della provincia, entro fine anno subiranno una drastica riduzione del proprio reddito, senza prospettive di miglioramento. Anzi, il 2009 si presenta assai peggiore.
Secondo la FIOM, questi dati rivelano la peggiore crisi degli ultimi 30 anni.
(Ma si sa, la FIOM è un covo di tetri comunisti dediti a deprimere il paese.)

Detassazione, un successone.
Un paio di settimane fa, uno studio di Bankitalia ha rivelato che la detassazione degli straordinari, l'unica mistica misura concreta che questo governo abbia preso nei confronti del mondo del lavoro, ha provocato "una diminuzione delle esigenze di nuove assunzioni del 29,1% nelle imprese di servizi e del 24,6% in quelle dell'industria."
Bel risultato, complimenti.
(Ma si sa, Bankitalia è un covo di tetri comunisti dediti a deprimere il paese.)

venerdì, novembre 14, 2008

Mi fa male qui

Settimane difficili, queste.

Le mille piccole indignazioni quotidiane si accumulano senza che io riesca ad assimilarle e a digerirle, e formano un blocco compatto e tossico proprio qui, tra il cuore e lo stomaco.

L'aggressività, la violenza del governo nei confronti dei cittadini e di chi tenta bene o male di rappresentarli (e metto nel conto le battute razziste e gli attacchi virulenti e volgari a chiunque dissenta, la prevaricazione nella commissione di vigilanza RAI, l'attacco perenne alla CGIL, la vicenda Alitalia, la criminalizzazione a rotazione di tutte le categorie a fini di "distrazione dell'opinione pubblica"...).
La crisi che attanaglia il mondo ed il paese e sta già facendo del male ai più deboli, a chi ha meno difese: la cassa integrazione, le fabbriche che chiudono, i precari che "scompaiono" dal mondo del lavoro senza fare notizia. E la protezione offerta - con il denaro sottratto ai cittadini - ai soli potenti, ai responsabili della crisi: alle banche che odio con tutto il cuore per quel che sono e per quel che fanno.
L'attacco alla scuola, alla cultura ed alla ricerca, cioè a patrimoni collettivi costruiti nel tempo con la collaborazione di tutte le componenti di questo paese. Patrimoni che son stati messi da parte per garantire il futuro di questo paese, e che andrebbero tutelati e protetti in tempi cupi come questi: da qui, forse, potrebbero uscire le intelligenze e le energie per immaginare un futuro nuovo, diverso da quello oscuro che ci aspetta nella notte del capitalismo. Ed invece vengono dilapidati, dispersi, azzerati con metodi dispotici, sprezzanti.
E poi: la sentenza sull'orrore della Diaz, su quel buco nero della democrazia che minaccia di ripetersi.
La Chiesa che, nel caso Englaro, spende parole pesanti, esasperate per impedire qualcosa che "la natura" avrebbe serenamente risolto da sola.
Natura che continua ad operare in questo modo in tutto il resto del mondo, tra i poveri ed i diseredati che non hanno il supporto della scienza e di una sanità pubblica, senza che nessuno si sogni di preoccuparsene.
Il Congo percorso di nuovo dalle ombre mai dissolte che provocarono - tra l'indifferenza generale - il genocidio di ottocentomila tutsi in Ruanda.

E poi, a livello locale, nelle nostre microcomunità, non va meglio. E come potrebbe?
Due esempi recentissimi.

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Mia figlia ed altri studenti hanno, per una settimana, "occupato" il loro liceo senza interrompere la didattica, trascorrendo il pomeriggio in assemblee e seminari di approfondimento della recente normativa con cui si tenta di distruggere la scuola pubblica (la legge 133, la legge 169 - ex decreto Gelmini).
Qualcuno di loro (una trentina su oltre 1000) ha dormito nel liceo anche la notte. Hanno esplorato per la prima volta i confini della legalità e della assunzione diretta di responsabilità: hanno chiacchierato a lungo con i carabinieri sul tema del reato di occupazione abusiva di edifici, hanno trattato con la dirigente scolastica, hanno spiegato le loro ragioni ai pochi genitori e docenti che erano disposti ad ascoltarli davvero.
Hanno scelto, e come è giusto che sia - alla loro età - hanno anche commesso errori, ingenuità. Hanno anche perso un po' il controllo della situazione, permettendo l'ingresso nella scuola occupata di estranei e non sono riusciti ad impedire qualche limitato atto di vandalismo.
Ma, in seguito, hanno scritto una lettera di scuse alla dirigente scolastica in cui ragionano sui loro errori, ammettono di non aver saputo gestire al meglio la situazione, chiedono scusa per le loro contraddizioni, si dicono disposti a pagare i danni che non hanno saputo impedire.

La risposta delle altre componenti della scuola a questo "processo di crescita" lascia stupefatti. La dirigente scolastica, passata la paura e calata la tensione, rilascia una intervista ad un settimanale locale dicendo che in qualche modo "la pagheranno".
In una quarta scientifico, una docente di inglese, interrogata dai ragazzi su cosa ne pensasse di quel che era accaduto, risponde sprezzante: "Non ne penso nulla: io sono fascista". Ed in Consiglio di Classe dice che lei non insegna per scelta ai ragazzi delle prime, perchè li considera troppo immaturi.
Altri docenti non si astengono dal sottolineare, di fronte ad una impreparazione, che "questo è quel che succede quando si contesta invece che studiare".
Nel complesso, e salvo poche lodevoli eccezioni, i docenti sono rimasti distanti e distaccati dai ragazzi in questa loro esperienza, che aveva caratteri di assoluta novità.

E i genitori? A parte una decina di interessati su circa 2000, hanno anch'essi brillato per la loro assenza. La quasi totalità degli studenti che hanno dormito nel liceo occupato di notte (tra cui un gran numero di ragazze) sono minorenni, ma sono stati lasciati soli, ogni notte, a fronteggiare i carabinieri e la inquietante fauna di pregiudicati che si aggirava nei pressi, attirata da una situazione che suggeriva la possibilità di azioni losche.

Un paio di genitori si sono limitati ad inveire contro la dirigente per aver chiamato i Carabinieri, e asseriscono di "aver dato la loro autorizzazione all'occupazione" ai propri pargoli minorenni: ritenendosi così assolti dal compito di preoccuparsi oltre della vicenda, e delle condizioni in cui i pargoli stessi passano la notte fuori casa.

Nel weekend successivo all'occupazione si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio di Istituto. Gli studenti, con l'avanguardia depressa dal fallimento e la maggioranza silenziosa già da tempo tornata a farsi gli affari propri, non hanno neppure presentato una lista.
Dei 2000 genitori, se ne sono presentati a votare ben 45.

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Uno splendido bosco lambisce il paese in cui abito.
Peccato che, tra le tante mode idiote praticate dai benestanti in questi nostri tempi, si stia diffondendo il quad.
Quegli sciocchi veicoli con quattro enormi ruote motrici, nè moto nè auto, con cui è possibile devastare i pochi paradisi collettivi rimasti (boschi e spiagge) su cui i ricchi non oserebbero mai avventurarsi con mezzi così plebei come i propri piedi.
Chi possiede un quad adora percorrere con questo giocattolo i sentieri e le strade nei boschi, con effetti assai più devastanti di quelli provocati da una moto da trial, ed è motivo d'orgoglio per costoro tornare a casa completamente ricoperti di fango, come prova visibile che lo stupro del bosco sia stato compiuto.


Ovviamente, in tempi di "c'ho-i-soldi-quindi-faccio-quel-cazzo-che-mi-pare", anche in questo caso il dissenso è mal tollerato. Chi obietta, chi dice a costoro che la libertà di usare il rumoroso giocattolo potrebbe esprimersi anche acquistando un terreno su cui costruire una pista, dove sfogare il proprio bisogno di fango e rumore, senza devastare un patrimonio di tutti e rompere i maroni al prossimo, è considerato - come da esempio in alto loco - tetro e un po' imbecille.

Non solo, ma alcuni commercianti possessori del giocattolo si stanno anche spingendo un po' più in là, nella punizione di questi tetri limitatori della propria libertà. Ed espongono sui loro negozi cartelli in cui si dice che, ecco, se non ti va che si faccia trial nel bosco vai pure a comprarti il gelato da un'altra parte, che qui non sei mica gradito.

La storiella è raccontata qui, e purtroppo è tutta vera: e oltre al gelataio pure il macellaio quadista inizia a trattar male i clienti tetri ed avversi al quadismo nel bosco... insomma il clima peggiora anche in quei paesini alla Don Camillo in cui alla fine ci si potrebbe pure voler bene, visto che siamo pochi.

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Ecco perchè, in questi giorni, mi fa male qui, e non avevo neppure voglia di scriverne.

So che un sistema per stare meglio è smettere di informarmi, per qualche giorno o - meglio - qualche settimana, e andare nel bosco od in montagna il più possibile, a smaltire il veleno con lunghe passeggiate.
(Ammesso che non incroci un quadista militante, a farmi andare di traverso il piacere di respirare in silenzio l'odore dell'autunno.)

Ma il sistema migliore in assoluto è non rimanere soli, mai, con le proprie paturnie.
Ho la fortuna di conoscere e praticare l'amore nella sua forma più pura, dolce e confortante: e ne ricavo energia, speranza, forza, fiducia, ottimismo.
Ho la fortuna di avere intorno a me persone splendide, reali, con cui scambiare emozioni che scaldano il cuore.
Ho la fortuna di poter leggere le parole degli amici blogger che riescono ad esprimere quel che sento anche quando io resto senza parole.

E dunque, conscio di essere una persona assai fortunata, sono anche consapevole che ho il dovere morale di non chiudermi nel silenzio: ho l'obbligo di esserci, e di usare l'unica arma di cui dispongo - la parola - per difendere le cose importanti in cui credo, ed anche - per quel che posso - a dar voce a chi ne ha ancor meno di me.

venerdì, novembre 07, 2008

Re Merda

Da Wikipedia:

La mitologia racconta che Re Mida ottenne da Dioniso il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Il re si accorse presto però che in tal modo non poteva neppure sfamarsi, in quanto tutti i cibi che toccava diventavano istantaneamente d'oro. Resosi conto che la sua cupidigia di denaro lo avrebbe portato alla morte, implorò Dioniso di togliergli tale potere, che impietosito dal pentimento del re, esaudì la richiesta.

Dai giornali di oggi:

La realtà racconta che Re Merda scoprì in sè, ed affinò durante il suo Regno, il potere di trasformare in merda tutto ciò di cui parlava. A causa di gravi difetti ai sensi della vista e dell'olfatto, era convinto che la maleodorante materia organica che spargeva per il mondo fosse in realtà oro. Purtroppo anche il 72% del suo popolo era affetto dalla stessa alterazione cerebrale e sensoriale, e così morirono tutti (loro ed il Re) maledicendo gli altri (imbecilli, coglioni, tetri) che si ostinavano a non vedere che tutto il paese era ricoperto d'oro.

mercoledì, novembre 05, 2008

Beh, adesso non fermiamoci qui:-)

PAPA NERO (Pitura Freska, 1997)

Abracadabra
Cosa Nostra Damus
ga magna' par indovinar el bonus?
'se tuto previsto
da l'incuinamento al sangue misto
'se professia
Nina, Pinta, Santa Maria
'la par condicio? Assolutissimamente no.
Perche' 'se scrito, dito, stradito dai oracoi
'la piovra perdera' i tentacoi
e cascara' i tabu' col penultimo Gesu'
e el sara' un omo dal continente nero
Sara' vero?
dopo Miss Italia aver un Papa nero?
no me par vero...
un Papa nero che scolta 'le me canson in venessian
parche' el 'se nero african
Sara' vero?
dopo Miss Italia aver un Papa nero?
no me par vero...
un Papa nero che canta 'le me canson in venessian
parche' el 'se nero african
A l'e' lu? Ja
Visioni ecstra
Nostradamus, Cagliostro, 'Saratustra
dentro na sfera
i ga visto l'ignoransa i tera
ma l'omo 'se duro
col poter ei compra el futuro
il sesto senso. Assolutissimamente no.
Perche' 'se scrito, dito, stradito dai oracoi
'la piovra perdera' i tentacoi
e cascara' i tabu' col penultimo Gesu'
e el sara' un omo dal continente nero
Sara' vero?
dopo Miss Italia aver un Papa nero?
no me par vero...
un Papa nero che scolta 'le me canson in venessian
parche' el 'se nero african
Sara' vero?
dopo Miss Italia aver un Papa nero?
no me par vero...
un Papa nero che canta 'le me canson in venessian
parche' el 'se nero african
'se african dall'Africa nera
dove ogni giorno ghe 'se gente che se spara
insegnera' cossa che gera
vivar na vita col rispeto dea natura
Eo ga do brassi
come de mi'
Eo ga do occi
come de mi'
Eo ciapa e parte
come de mi'
Lui si diverte
come de mi'
Insegna e impara
come de mi'
Eo ga paura
come de mi'
Lavora e suda
come de mi'
Parche' 'se nero african
Sara' vero?
dopo Miss Italia aver un Papa nero?
no me par vero...
un Papa nero che scolta 'le me canson in venessian
parche' el 'se nero african
Sara' vero?
dopo Miss Italia aver un Papa nero?
no me par vero...
un Papa nero che canta 'le me canson in venessian
parche' el 'se nero african
A l'e' lu? Ja

giovedì, ottobre 30, 2008

Esserci. In carne ed ossa. Sorridenti.


Giovedì 30 ottobre. Alle 10 e mezza mi sono preso due ore di permesso e sono andato in Piazza Castello: non potevo stare in ufficio mentre la Torino degli studenti, dei docenti e dei genitori portava se stessa in giro per la città, a popolare la realtà di quei corpi, di quei sorrisi e di quelle idee che in televisione non si vedono mai.

Ho coinvolto altri tre colleghi, e via.
Arrivati nei pressi del Teatro Regio, nel vasto atrio, siamo stati avvolti dalle note dell'Aida suonate dagli Orchestrali del teatro, in concerto di solidarietà con gli studenti e per ricordare che la Finanziaria prevede il 30% di tagli per gli spettacoli dal vivo - un altro colpo mortale al teatro e alla cultura.

A cingere d'assedio gli orchestrali ed il coro, una quantità impressionante di PERSONE: passanti, docenti, genitori con i bambini (gli studenti non erano ancora arrivati).

La musica ha creato, come spesso avviene, un legame palpabile, quasi doloroso tra chi esegue e chi ascolta: ma forse questo non spiega i molti occhi lucidi, la commozione. Forse non era solo la musica, ma il senso di ritrovare, d'improvviso, un paese reale diverso da quello che ci fa soffrire.

Fuori, intanto, inizia a fluire l'immensa fiumana degli studenti torinesi: prima i liceali, poi gli universitari.
Mentre il fiume esonda verso via Po - senza autorizzazione, ma con la forza calma e assoluta di un popolo in marcia - , andiamo a vedere l'inizio del corteo verso via Pietro Micca: e l'inizio non finisce mai, ci vorrà più di un'ora prima che si esaurisca la marea di giovani sorridenti e consapevoli.

Dai ragazzi emana una serenità allegra che è contagiosa, porta a sorridere e ad applaudire come bambini: qui si ritrova la forza ancora intatta di un paese altrove stanco ed impaurito, qui risplende il sole tra le nubi angoscianti della notte della ragione, qui risplendono di nuovo le stelle, luminose e vive.

I visi tetri in doppiopetto che abbaiano dalle tv sembrano lontani anni luce: questi ragazzi portano con sè qualcosa che non si può comprare, ed allora al potere non resta che offenderli, negarli, fingere di non vederli, o mascherarli da cattivi.

Voi, lassù, che avete paura, ed allora dite che non hanno capito, che sono strumentalizzati: fate bene, sì, fate bene ad aver paura.
Potete picchiarli, questi ragazzi: respingerli nelle case, cancellarli dalle piazze e dalle aule magne; ma ormai pensano, capiscono, comprendono, non si fanno ingannare, svelano il vostro bieco progetto.

Se non li ascoltate, non li avrete comunque con voi.

Ci sarà sempre un luogo, anche solo un luogo dell'anima, dove non vincerete mai, dove il vostro soldo e le vostre merci non hanno alcun valore, dove un sorriso vi smaschererà.

Dove una risata vi seppellirà.

mercoledì, ottobre 29, 2008

Minaccioso

"La ricreazione è finita, oggi approveremo il decreto sulla scuola e presenteremo altre riforme. Cambieremo nonostante voi questo Paese", è l'avvertimento che il capogruppo della Lega al Senato Bricolo lancia all'opposizione durante le dichiarazioni di voto sul dl Gelmini.

"In Francia e nella Spagna rossa di Zapatero - spiega Bricolo - le classi ponte ci sono da vent'anni, servono a integrare gli alunni che non sanno la nostra lingua.
Chiederemo la regionalizzazione degli insegnanti: avremo insegnanti veneti in Veneto e siciliani in Sicilia che conoscano le lingue locali. I crocifissi rimarranno nelle aule e ai bambini continueremo a insegnare i canti di Natale e a costruire i presepi
".


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Dio, se esisti fulminalo subito. Ma non esisti, sennò costui non sarebbe lì.


Minacciosa

Dice il ministro Gelmini:
«La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell’educazione. Provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l’introduzione dell’educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l’introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani. Ringrazio il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento. Entro una settimana presenterò il piano sull’università

Nelle due immagini esclusive che pubblichiamo qua sotto, la situazione dell'Università Pubblica Italiana prima e dopo l'applicazione del piano Gelmini:




Troppo scemi per scegliere chi votare

Capite, neppure per le elezioni Europee ci saranno più le preferenze, perchè, come spiega il Conducator, "dobbiamo mandare in Europa dei professionisti delle varie materie nelle Commissioni". Scelti da uno che se intende, è ovvio.

'sta democrazia lo ha definitivamente stufato: lo Stato Azienda non può più permettersi il lusso di fare in modo che i propri rappresentanti siano votati direttamente, nè qui nè altrove.

E pensare che, prima di giugno, avevamo ancora qualche speranza - in caso di vittoria - di rivedere la più vergognosa legge elettorale dell'Occidente: ora, sarà già tanto se non andremo a votare in futuro su schede precompilate, con la denuncia di brogli se il risultato è al di sotto "dei sondaggi quasi imbarazzanti che mi danno al 72%".

Speriamo in futuro di non doverci raccontare, ahimè, una delle barzellette raccolte da Moni Ovadia in "Proletari di tutto il mondo, ridete!":

Un cittadino sovietico, che sta partecipando alle elezioni, prima di inserire la scheda nell'urna tenta di aprirla per cercare di capire per chi diavolo è stato costretto a votare.
Un poliziotto lo vede e lo ferma: "Compagno cittadino, che diavolo stai facendo?" e lui: "Beh, sto cercando di capire per chi ho votato..."
E il poliziotto, di rimando, strappandogli di mano la scheda e gettandola a forza nell'urna: "Compagno, ma non lo sai che il voto è segreto????"

Chiudo questo post - come mi capita a volte - con il testo di una lontana e bella canzone di Gaber, dedicata alle elezioni (qui il video): sperando che - nel bene e nel male - certe domeniche di sole possano un giorno avere di nuovo quel profumo.


Le elezioni. (1976)

Generalmente mi ricordo
una domenica di sole
una giornata molto bella
un'aria già primaverile

in cui ti senti più pulito
anche la strada è più pulita
senza schiamazzi e senza suoni

chissà perché non piove mai
quando ci sono le elezioni.

Una curiosa sensazione
che rassomiglia un po' a un esame
di cui non senti la paura
ma una dolcissima emozione,

e poi la gente per la strada
li vedi tutti più educati
sembrano anche un po' più buoni

ed è più bella anche la scuola
quando ci sono le elezioni.

Persino nei carabinieri
c'è un'aria più rassicurante
ma mi ci vuole un certo sforzo
per presentarmi con coraggio
c'è un gran silenzio nel mio seggio

un senso d'ordine e di pulizia.
Democrazia...

Mi danno in mano un paio di schede
e una bellissima matita
lunga, sottile, marroncina,
perfettamente temperata

e vado verso la cabina
volutamente disinvolto
per non tradire le emozioni

e faccio un segno sul mio segno
come son giuste le elezioni.

È proprio vero che fa bene
un po' di partecipazione
con cura piego le due schede
e guardo ancora la matita
così perfetta è temperata...

io quasi quasi... me la porto via.
Deeemocraziaaaaa...

martedì, ottobre 28, 2008

Nientepopodimenochè

Da "La Stampa"

"Su Facebook sono apparsi commenti arrabbiati di chi denuncia che gli è stato impedito il diritto allo studio. In pochi giorni gruppi come Io voglio studiare, Occupate casa vosta, Basta con le occupazioni sono stati presi d’assalto da chi non vuole sospendere le lezioni ed è preoccupato di non riuscire a laurearsi in tempo e di dover pagare altre tasse."

Poffarbacco.
Arrabbiati. Su Facebook.
Una lotta durissima ed in prima persona per il diritto allo studio.
Ammazzateò, sono attonito di fronte a simili dimostrazioni di coraggio.
Questi sì che c'han le palle, questi sì che sono adatti a fare parte della nuova classe dirigente.
Non è che su Facebook si può mettere su anche un governicchio virtuale, 'che intanto iniziano ad allenarsi?

Cronache del disastro

L'intervista del rettore del Politecnico di Torino alla "Stampa" (qui la versione online) fa piazza pulita delle menzogne propagate in questi giorni da Berlusconi e da Bocchino, che continuano a sbraitare: "gli studenti fanno casino anche se non abbiamo ancora detto nulla sull'università".
Che razza di bugiardi matricolati!

Il rettore del Politecnico di Torino: “Io e i miei colleghi ci dimetteremo in massa”
GIOVANNA FAVRO
TORINO
«Sono pronto a dimettermi». Il rettore Francesco Profumo butta sul tavolo della discussione e delle proteste che agitano le università italiane tutto il peso e il prestigio di uno dei più accreditati atenei d’Europa, il Politecnico di Torino: «Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d’accordo». Ed Enrico Decleva, «magnifico» della Statale di Milano e presidente della Conferenza dei rettori, conferma: «Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale».
Rettore Profumo, ieri lei ha sospeso le lezioni e convocato una conferenza d’ateneo per discutere la situazione. E’ così grave?
«Se entro pochi mesi non cambierà nulla i rettori non potranno che dimettersi, perché non saranno più in grado non dico di progettare sviluppo, ma neppure di pagare gli stipendi ai professori».
A quanto ammontano i tagli?
«A livello nazionale, un miliardo e 450 milioni nel 2013. Al Politecnico, partendo da 114 milioni attesi dallo Stato per il 2009, il fondo di finanziamento ordinario calerà a 103 milioni nel 2010, 92 nel 2011 e 90 nel 2012. Peccato che già nel 2008 la spesa per gli stipendi del personale supererà i 99 milioni. Per far fronte agli scatti stipendiali e all’inflazione, i fondi dovrebbero invece crescere del 5% l’anno».
Non avete altre entrate? Il 60% del vostro bilancio non viene da industrie, Ue, privati e altri enti?
«Sì, ma non certo per gli stipendi. Su progetti di ricerca specifici abbiamo molti finanziatori, ma servono anche fondi certi e continuativi sia per gli stipendi che per i progetti di lungo periodo».
Quanti docenti perderete con il turnover ridotto al 20%?
«Di qui al 2011 non potremo rimpiazzare 74 professori e ricercatori, 84 nel 2012».
Di conseguenza?
«Potremo garantire 74 mila 844 ore di lezione, contro le 88 mila 641 del 2008. Il calo d’ateneo sarà del 15,6%, più drammatico in alcune facoltà: meno 30,5% di lezioni ad Architettura 2, 21,6% ad Architettura 1, 14,8% a Ingegneria 1, 12,9 a Ingegneria 3. In un sistema già sottofinanziato, si innesca un processo molto pesante: lo stop del turnover, oltre a polverizzare le speranze di giovani e precari, arriva proprio in una fase di uscite di massa».
Vanno in pensione tutti ora?
«A metà degli anni Settanta ci furono concorsi di massa e queste persone escono ora tutte insieme. Si rischia insomma, di svuotare di botto gli atenei».
Spariranno dei corsi di laurea?
«E’ ovvio che non sarà possibile mantenere l’attuale offerta formativa nei prossimi anni».
Molti rettori temono che la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni private cancelli la libertà della didattica e della ricerca in nome degli interessi dei privati che pagheranno i conti. La pensa così anche lei?
«Penso che le università debbano restare pubbliche, anche se l’interlocutore non deve più essere solo lo Stato, ma anche le Regioni e l’Europa».
Gli atenei sono senza colpe?
«No l’università deve fare autocritica: i 77 atenei hanno 360 sedi, certo troppe, e si sono eccessivamente spezzettati corsi e saperi. Ma non darci i soldi per pagare gli stipendi dal 2010 non è la soluzione. Serve una grande e importante riforma di cui tutti sentiamo la necessità».
Che cosa chiede?
«Una nuova governance, con catene decisionali più corte. Oggi la stessa decisione è vagliata da troppi organismi. Occorrono nuove regole di reclutamento che premino i migliori, e un sistema serio di valutazione della ricerca che garantisca più fondi a chi lavora di più e meglio. Chiedo che il ministro sieda a discutere con i rettori, e che non ci siano per le università solo tagli finanziari, per di più non sostenibili, ma discussione dei contenuti. Il modello delle università è vecchio di trent’anni. E’ tempo di cambiare».

Buone letture

"Solo chi è vigile può serbare le proprie libertà, solo quelli che stanno bene all'erta, col cervello ben desto, possono sperare di governarsi con strumenti democratici.
Ma quando i membri di una società passano gran parte del loro tempo non all'erta, col cervello ben desto, qui e ora, o nel futuro immediato, ma altrove, nell'altro mondo dello sport e della canzone, della mitologia e della fantasia metafisica, allora sarà ben difficile resistere all'assedio di chi vuol manipolare e controllare la società.
Oggi, per la loro propaganda, i dittatori si avvalgono soprattutto di tre mezzi: iterazione, soppressione e razionalizzazione.
Ripetizione di frasi fatte, che essi vogliono fare accettare per vere.
Soppressione di fatti, che essi vogliono ignorati.
Suscitamento e razionalizzazione di passioni che possono poi usarsi nell'interesse del Partito o dello Stato.
Poichè si approfondiscono l'arte e la scienza della manipolazione, i dittatori di domani sapranno certamente unire a quelle tecniche il flusso continuo delle distrazioni, un elemento che già oggi, in Occidente, minaccia di fare affogare in un oceano di fatuità la propaganda razionale, indispensabile per la conservazione della libertà individuale e la sopravvivenza delle istituzioni democratiche."
Aldous Huxley, "Ritorno al mondo nuovo", 1958

"La propaganda efficace deve limitarsi a poche semplici necessità, e quindi esprimerle in forme stereotipate.
Esse vanno ripetute continuamente, perchè solo la ripetizione costante riuscirà alla fine ad imprimere un concetto nella memoria di una folla.
Il propagandista demagogico deve quindi essere sempre un dogmatico. Ogni sua affermazione sarà priva di sfumature. nel suo quadro del mondo non ci sarà posto per il grigio.
Il propagandista deve fare suo un atteggiamento sistematicamente unilaterale, rispetto ad ogni problema che affronti.
Non deve ammettere di potersi sbagliare, o che possa avere in parte ragione chi non la pensa come lui.
Con gli avversari non si discute: si grida, si aggredisce, e se danno troppo fastidio si liquidano.
Le masse son perfettamente convinte che il diritto sta dalla parte dell'aggressore."
Adolf Hitler, citato da Aldous Huxley in "Ritorno al mondo nuovo", 1958.

venerdì, ottobre 24, 2008

Intossicazioni informative...?

Update: dopo aver pubblicato questo post, seguendo il consiglio di Angela, ho provato a scrivere direttamente a Cossiga per dissipare i miei dubbi, ma senza successo:
Il messaggio
Oggetto: Intervista al Quotidiano Nazionale del 23 ottobre 2008
non è stato inviato a:
cossiga_f@posta.senato.it
poiché:
Errore durante la consegna a cossiga_f; Router: Database disk quota exceeded )

Mmmmm...oggi molti blog riprendono una intervista a Cossiga rilasciata al giornalista Andrea Cangini delle testate gemelle Il Giorno/La Nazione/Il Resto del Carlino, il cui testo e la cui immagine PDF sono pubblicati sul sito della rassegna stampa del Governo Italiano, esattamente qui e qui (intanto me ne faccio una copia in locale e la riporto anche qua sotto - fateci sopra un click per vederla meglio- : ho letto benissimo Orwell e sentito troppo spesso Berlusconi per non aspettarmi ormai di tutto...)

Comunque, il Presidente emerito e Senatore a vita Francesco Cossiga in questa intervista si lascia andare a interessanti consigli al premier su come gestire la questione "scuole occupate".
Le cose che dice sono così pazzesche e allucinanti che - se fossero vere - ci si augura che un'ambulanza con tanti omini vestiti di bianco sia già partita verso la sua residenza a sirene spiegate.
Però...
Però...
C'è qualcosa di strano.
Qualcosa che puzza.
Nessun giornale ha ripreso per il momento questa intervista, che ho trovato solo su rassegna.governo.it.
Non ce n'è traccia sui siti online delle tre testate dei giornali che dovrebbero aver pubblicato l'intervista.
Non c'è nessuna traccia di questa intervista nemmeno sul blog dello stesso giornalista, Andrea Cangini.
L'unico blog "autorevole" che riprende la notizia è Macchianera - da un altro blog, peraltro - ma anch'esso con tono prudente.

'nzomma: c'è qualcuno che 'sta intervista ributtante l'ha vista "davvero", su carta?
Cioè, 'st'immagine che riporto sopra esiste davvero stampata in migliaia di copie o esiste solo nella rassegna stampa del governo, e c'è il rischio che si tratti una "strategia informativa della tensione" di origine governativa?

Facinorosi e malfattori

Inutile commentare il delirio del Presidente del Consiglio, le sue affermazioni gravissime smentite dopo poche ore (accade ormai con una regolarità sconcertante, e c'è il rischio concreto di abituarsi).
Il suo linguaggio è dissociato come la società a cui si rivolge, ormai così annichilita da non saper neppure più rispondere con un sonoro pernacchio ad un governante che smentisce dicendo che tutto il resto del mondo ha capito/sentito/interpretato/ascoltato male (e ricorda la barzelletta di quel deficente che, ascoltando la radio mentre guida in autostrada, sente la notizia "Attenzione! c'è un pazzo che sta guidando contromano sull'autostrada" e afferma: "Uno? ma saranno migliaia!").
L'ultima di ieri è bellissima, perchè rispolvera un linguaggio da questura che non si sentiva più dagli anni Cinquanta:
"In tantissime manifestazioni organizzate dall'estrema sinistra e dai centri sociali, così come mi ha confermato il ministro dell'Interno, ci sono dei facinorosi: non tutti naturalmente, dei piccoli gruppi, ma nei cortei organizzati da queste entità ci sono facinorosi che hanno il supporto dei giornali".

Facinorosi...ragazzi miei, questa parola è bellissima. Detta da lui, è un complimento, una lusinga, una medaglia che dobbiamo indossare con orgoglio, così come gli anarchici dell'Ottocento assumevano con orgoglio il titolo di Malfattori.

Anzi, al nostro premier dedichiamo oggi questo bellissimo canto anarchico che sicuramente apprezzerà: l'inno dei Malfattori.
Beh, insieme al canto, ovviamente gli inviamo anche un gigantesco pernacchione.

Ai gridi ed ai lamenti
di noi, plebe tradita,
la lega dei potenti
si scosse impaurita
e prenci e magistrati
gridaron coi signori
che siam degli arrabbiati,
dei rudi malfattori.

Deh, t'affretta a sorgere,
o sol dell'avvenir,
vivere vogliam liberi,
non vogliam più servir.

Folli non siam nè tristi,
nè bruti, nè birbanti,
ma siam degli anarchisti
pel bene militanti;
al giusto, al ver mirando,
strugger cerchiam gli errori;
perciò ci han messo al bando
col dirci malfattori.

Noi del lavor siam figli
e, col lavor concordi,
sfuggir vogliam gli artigli
dei vil padroni ingordi,
che il pane han trafugato
a noi lavoratori
e poscia han proclamato
che siam dei malfattori.

Natura, comun madre,
a niun nega i suoi frutti
e caste ingorde e ladre
ruban quel che è di tutti.
Che in comun si viva,
si goda e si lavori:
tal è l'aspettativa
ch'abbiam noi malfattori.

Chi sparge l'impostura
avvolto in nera veste,
chi nega la Natura
sfuggiam come la peste.
Sprezziam gli dèi del cielo
e i falsi lor cultori;
del ver squarciamo il velo:
Perciò siam malfattori.

Amor ritiene uniti
gli affetti naturali
e non domanda riti
nè lacci coniugali.
Noi dai profan mercati
distor vogliam gli amori
e sindaci e curati
ci chiamano malfattori.

La Chiesa e lo Stato,
l'ingorda borghesia
contendono al Creato
di libertà la via.
Ma presto i dì verranno
che Papa, Re e signori
coi birri lor cadranno
per man dei malfattori.

Allor vedremo sorgere
il sol dell'avvenir,
in pace potrem vivere
e in libertà gioir.

(Antonio Panizza, 1892)

martedì, ottobre 21, 2008

Ciao, Vittorio
















Se n'è andato anche Vittorio Foa, e siamo sempre più soli.
98 anni, 8 anni nelle patrie galere sotto il fascismo, e la meravigliosa paternità condivisa della Costituzione (riuscite ad immaginare, nel futuro, il ritorno di un momento così alto e nobile nella storia del paese? Io sì, e questo mi aiuterà a sopportare i prossimi dieci-quindici anni di buio della ragione.)

Grazie per esserci stato, e grazie per aver guardato lontano, là dove oggi noi non riusciamo più a vedere granchè.

venerdì, ottobre 17, 2008

Trattasi sempre di piccole frange, nevvero Gelmi'?

La reazione del governo è stata - come sempre - sprezzante e offensiva, ma il fatto che TRECENTOMILA persone siano scese in piazza in un giorno feriale "usando" la convocazione di un sindacalismo di base che non ha mai superato i cinquantamila neanche di sabato, è un segnale fortissimo.
Che in una democrazia, sarebbe colto.
In una democrazia.

martedì, ottobre 14, 2008

Gioite, gioite...

2400 miliardi di euro: alla fine sono questi, i soldi che l'Europa ha tolto a tutti i suoi cittadini per salvare i suoi arditi banchieri.
(L'Italia, che è sempre più avanti, ha addirittura previsto un "conto aperto", senza limite: prendete quel che vi serve, amici carissimi, finchè ce n'è, tanto son soldi dello Stato, checcifrega a noi...).

Dobbiamo anche sorridere, secondo i media (ed i partiti dell'opposizione).
Massì, che importa se non ci sarà più istruzione, cultura, scuole, sanità, trasporti, servizi: ora i banchieri tornano a fidarsi uno dell'altro, e questo deve bastarci.
Un senso di giustizia profondo, in questo, pero c'è: ora il capitalismo non affama più soltanto i poveri che non si vedono e non fanno notizia. Quando ha bisogno, rivela la sua natura violenta e non guarda in faccia nessuno: nemmeno se ha la pelle bianca, la cravatta e l'ultimo modello di automobile.

lunedì, ottobre 13, 2008

Siamo soli

Ormai l'attacco allo Stato a colpi di decreti legge, per distruggere tutto quel che conoscevamo, è così quotidiano che non si riesce nemmeno a razionalizzarlo.

La scorsa settimana hanno fatto anche questo:
DECRETO-LEGGE 7 ottobre 2008, n. 154. Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali.(GU n. 235 del 7-10-2008 ).

L'ho letto, e non ho gli strumenti per capire quali effetti abbia in ambito sanitario, però c'è un articolo che si capisce benissimo, ed è questo che integra e aggrava la famigerata legge 133, quella con cui Tremonti distrugge la scuola pubblica con 7652 milioni di tagli in quattro anni:

Art. 3.
Definizione dei piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali

1. All'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, dopo il comma 6 e' inserito il seguente:

«6-bis. I piani di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche, rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali, devono essere in ogni caso ultimati in tempo utile per assicurare il conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione della rete scolastica previsti dal presente comma, già a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010 e comunque non oltre il 30 novembre di ogni anno. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con la procedura di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, diffida le regioni e gli enti locali inadempienti ad adottare, entro quindici giorni, tutti gli atti amministrativi, organizzativi e gestionali idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi di ridimensionamento della rete scolastica. Ove le regioni e gli enti locali competenti non adempiano alla predetta diffida, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, nomina un commissario ad acta. Gli eventuali oneri derivanti da tale nomina sono a carico delle regioni e degli enti locali.».

Riassunto: entro il 15 dicembre le Regioni devono predisporre i piani per tagliare "fisicamente" le scuole (prerequisito per "tagliare" gli insegnanti e le ore di insegnamento) come previsto dal piano programmatico della Gelmini di cui ho parlato qui; se non lo fanno, verranno commissariate.

Alla faccia del federalismo! Qui vengono in mente i federali, più che altro, quelli col fez e gli stivaloni neri.

E, per associazione di idee, anche certe pratiche naziste: perchè il piano prevede la soppressione delle scuole più piccole e più deboli. Quelle con meno di 50 alunni, che si trovano ovviamente nei comuni più piccoli, o in montagna.

La Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, stima che in tutto il Piemonte le scuole che dovranno chiudere sono 856 (il 52 % dei comuni piemontesi si trova in montagna). Le fonti governative dicono che è una bufala, ma si guardano bene dal dare un altro numero.

Una stima non smentibile parla però di circa 4000 scuole chiuse in tutta Italia, su poco più di 40.000, con la scomparsa definitiva delle scuola da circa 800 comuni su poco più di 8000 (eliminare una scuola su 10, eliminarle da un comune su 10: non è un rapporto che evoca qualcosa di molto tetro?).

Non è allarmismo. Non dimentichiamo che la Gelmini ha scritto nel suo Piano Programmatico, sotto evidente dettatura di Tremonti, quanto segue:

"Attualmente circa 700 istituzioni scolastiche autonome hanno una popolazione scolastica inferiore ai minimi previsti dalla fascia in deroga (meno di 300 alunni). All’interno poi della stessa fascia in deroga vi sono oltre 850 istituzioni scolastiche che non hanno titolo, per tipologia di scuola (circoli didattici, scuole medie, istituti superiori), a farne parte, perché per la loro istituzione non è prevista la possibilità di deroga. Alle citate scuole se ne aggiungono altre 1.050 (istituti comprensivi) comprese nella fascia minima, ma non tutte si trovano effettivamente nei territori montani o nelle piccole isole.
Si può dunque stimare che una buona percentuale di istituzioni scolastiche, compresa tra il minimo certo del 15% e il massimo probabile del 20%, non sia legittimato a funzionare come istituzione autonoma.
Anche per i diversi punti di erogazione del servizio le dinamiche demografiche hanno determinato
significative modifiche nel numero della popolazione scolastica accolta.
La presenza di oltre 10.760 istituzioni scolastiche autonome, che governano 41.862 punti di
erogazione del servizio, è di ostacolo alla stabilità delle stesse e all’offerta di una pluralità di scelte
aggregate in maniera razionale alle esigenze del territorio e che agevolino l’esercizio del diritto
all’istruzione. Inoltre, escludendo dal computo le scuole dell’infanzia per la loro particolare natura di servizio capillarmente diffuso, su poco più di 28 mila punti di erogazione del servizio circa il 15% ha meno di 50 alunni e un altro 21% ha meno di 100 alunni.

In effetti, la polverizzazione sul territorio di piccole scuole non risulta funzionale al conseguimento degli obiettivi didatticopedagogici, in quanto non consente l’inserimento dei giovani in comunità educative culturalmente adeguate a stimolarne le capacità di apprendimento e di socializzazione."

I conti sono presto fatti, dunque, e sono drammatici.
Beh, pensate che questo abbia fatto notizia? A parte Repubblica ieri, e la cronaca locale de "La Stampa" sabato, questa notizia oggi non è neppure nella prima pagina dei siti di Repubblica, Stampa e Corriere, e resiste solo nella cronaca locale di Repubblica.

E le reazioni di opposizione e sindacati?
Quasi meglio non saperlo.
La Ministra Ombra del PD (che in certi momenti uno auspicherebbe fosse ancora più ombra di quanto gia è), Maria Pia Garavaglia, non ha trovato niente di meglio che uscirsene con una dichiarazione a Radio Rai1 che non si sa se definire più imbecille o più idiota:
"Anche noi abbiamo detto che ci voleva la razionalizzazione della spesa ed eravamo disponibili a valutare fino a sei miliardi (!!!), ma non siamo stati messi in grado di discutere".
Ah, ecco: tutta qui la differenza. 1652 milioni di euro. Sul resto, nessun problema, evidentemente.

E non parliamo di Bonanni (CISL) e Angeletti (UIL): "costretti" dalla reazione di docenti e genitori a proclamare lo sciopero generale sulla scuola del 30 ottobre, trascinati dalla malsopportata CGIL, non perdono occasione per dire che proprio non c'hanno voglia di preoccuparsi del problema, e che basterebbe una convocazione (solo quello! nient'altro!) per revocare lo sciopero.
Peraltro, la piattaforma sindacale per la manifestazione del 30 ottobre recita:

FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams contestano e contrastano gli interventi del Governo sulla scuola che si concretizzano in una manovra indiscriminata di “tagli” al Comparto per quasi 8 miliardi di euro che destrutturano il nostro sistema pubblico di istruzione e mettono a rischio il diritto allo studio e la qualità dell’offerta formativa.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams denunciano che la definizione del Piano è stata fatta in totale assenza di un reale confronto con le forze sociali e con il mondo della scuola destinatario dei provvedimenti.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams ritengono necessaria per il Paese una vera politica di innovazione del sistema scolastico che non può realizzarsi con basse retribuzioni, riduzioni del tempo scuola e “tagli” indiscriminati di risorse umane e finanziarie.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams rivendicano:
  • la revisione del decreto-legge 137/2008, con abrogazione dell’articolo 4 che ripristina il maestro unico e introduce l’orario di 24 ore settimanali nella scuola primaria;
  • l’apertura di un tavolo negoziale con il Governo in merito al Piano Programmatico e ai regolamenti attuativi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 112/2008, per un reale confronto finalizzato ad una vera riqualificazione della spesa, in grado di coniugare la lotta agli sprechi e alle diseconomie con la garanzia del “giusto” tempo scuola per tutti gli ordini e gradi, del diritto allo studio, della qualità dell’istruzione e della salvaguardia della professionalità degli operatori della scuola;
  • il rinnovo del contratto collettivo nazionale del Comparto e interventi fiscali a favore del lavoro;
  • il mantenimento delle prerogative contrattuali e garanzie contro le incursioni legislative nella disciplina del rapporto di lavoro;
  • garanzia di organici di istituto funzionali, stabili e pluriennali per il personale docente ed ATA al fine di dare certezze al personale e continuità didattica ed organizzativa alle scuole;
  • tutele per il personale precario, anche intervenendo sul “turn over” e sul pensionamento.
Roma, 9 ottobre 2008

Sinceramente: non è molto.
A parte la richiesta di ritirare il ritorno al maestro unico, per il resto si chiede -tutto sommato - di condividere responsabilmente il disastro, di esserne partecipi.
Una posizione molto "responsabile", che tiene sicuramente conto degli umori (tristi) del paese, ma è già rinunciataria in partenza, perdente.

Insomma: siamo ogni giorno più soli, davanti al disastro.
Non li fermeremo. La scuola pubblica è condannata, anche se non lasceremo nulla di intentato. Sono i momenti in cui tocca lottare, anche se si è condannati alla sconfitta. Non per farcela oggi, è utopia: ma per lasciare un seme da cui possa germogliare, tra qualche anno, il sogno di un paese diverso.

(Anche l'appello al Presidente della Repubblica affinchè non firmi la conversione in legge del DL 137 - il Decreto Gelmini - è, ahimè, seppur utile a far sapere le nostre ragioni, anch'esso un atto di pura testimonianza: il Presidente può rinviare alle Camere una sola volta la legge, che peraltro ha superato le eccezioni di incostituzionalità, e non ha in realtà alcuna possibilità di fermarlo realmente: basta saperlo, considerare il tentativo per quello che è - sapendo che non ha possibilità di incidere sul percorso delle decisioni del Governo - e non prendersela con il Presidente se farà unicamente quel che è nelle sue prerogative istituzionali...Egli le rispetta, anche se sembra ormai l'unico in questo paese, e giustamente non intende travalicarle.)