lunedì, ottobre 09, 2006

Anna Politkovskaya


Quando ho finito di leggere, ieri, l'articolo su Repubblica che parlava del suo assassinio, ho pianto.
Cosa ha dato Anna Politkovskaya alla gente come noi, a quella che non conta, a quella che non riesce ad impedire la Cecenia, il Darfur, l'Afghanistan, la Corea del Nord?
Lei era sola a combattere contro poteri immensi e maligni, usando solo le parole.
Non aveva nessuna speranza di farcela, ma non ha smesso un attimo di descrivere quello che vedeva. Non era solo coraggiosa: era folle, incosciente, innamorata del suo lavoro, convinta che non avrebbe mai potuto fare altro, nella vita, che tentare di far conoscere la verità.
Pensare che il suo lavoro di denuncia fosse conosciuto ed apprezzato solo da quella piccola cerchia di persone che si interessano DAVVERO del mondo è deprimente. Che vivesse ai margini del mondo, in una casa modesta, in pericolo costante, mentre "giornalisti" occidentali vivono situazioni di privilegio senza correre alcun rischio, fa ribollire il sangue dalla rabbia.
E ora, chi ci racconterà la verità su quell'angolo di inferno?
Chi ci ricorderà che il Putin abbracciato e coccolato dall'occidente è un satrapo totalitario e con le mani sporche di sangue?
Ciao, Anna. Ci mancherai maledettamente.

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