lunedì, settembre 18, 2006

Ancora su Oriana Fallaci.

Io della Fallaci ho letto solo "Un uomo" e il pamphlet "La rabbia e l'orgoglio" quando era uscito sul Corriere, prima che diventasse un libro. E le puttanate che scrisse quando descrisse il Social Forum di Firenze come un'adunata di barbari.

Una penna straordinaria, è innegabile.
E' curioso essere così affascinati e sedotti da una scrittura divina, esplicita, frontale, coraggiosa, praticamente perfetta, ed al tempo sentire una irritazione crescente e furibonda verso chi la possiede (Porca puzzola, scrivi da Dio, perchè non usi questo talento e questa forza in positivo? Astio e rancore son cose da piccoli ominidi, da te ci si aspetta una forza di dimensioni inaudite, anche spietata, che rinnovelli il mondo, che spazzi via i potenti, i superbi ed i maligni e non che se la pigli con i poveri cristi miseri ed incolti che pisciano per le strade...)

Ammirazione e antipatia in egual misura. Insopportabile lei e quello stronzo geniale e affascinante di Panagulis (stessa faccia, stessa razza...)

Peccato che per noi atei, dopo, non ci sia un mondo in cui andare a placarsi, a riposare, a fare una beata fava tutto il giorno bevendo vino e leggendo e scrivendo e rotolandosi sui prati, e ripensare alle cose con più distacco, con più serenità: ci tocca far tutto in questa vita, senza altre possibilità, e non ci riusciamo quasi mai.

L'Oriana ha finito dunque così, senza possibilità di placarsi, malamente, sola, con l'elmetto ancora in testa. Ma quel che di buono ci ha lasciato è la passione, il gusto di affermare idee forti, pregnanti: forse non confrontabili, e quindi inutili, ma di fronte a quella immensa forza non si può non restare ammirati.

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