venerdì, giugno 09, 2006

La fine di una (piccola) epoca

Ci sono molti momenti, nella nostra vita, che segnano la fine irrimediabile di qualcosa: dei piccoli snodi, assolutamente intimi e non fondamentali nè importanti per il mondo e la storia, passati i quali alcune cose non saranno più, mai più.
Me ne è capitato uno giusto stamattina, di codesti snodi.
Come ho fatto per centinaia di volte in questi ultimi nove anni, questa mattina sono sceso in auto dalla mia casa in collina, ho varcato il ponte sul Po, ho percorso la solita strada verso la periferia della cittadina che sta oltre il ponte, ho parcheggiato davanti ad una scuola elementare, ho scaricato mio figlio (non è un asino ripetente, i nove anni si riferiscono al fatto che prima portavo mia figlia nella stessa scuola...), ho rimesso in moto l'auto e, percorsi duecento metri, ho parcheggiato davanti alla solita edicola-cartolibreria in cui ho comprato il quotidiano nella maggior parte dei giorni feriali degli ultimi nove anni.
Una piacevole abitudine, la breve conversazione con la signora bionda e gentile dell'edicola.
Io entro in genere con i soldi già contati, li poso sul vecchio posacenere pubblicitario che funge da piattino, afferro la mia copia di "Repubblica", mi soffermo a scambiare due parole sui fatti del giorno e via, esco a riprendere l'auto per imboccare l'autostrada e recarmi al lavoro.
Così ho fatto anche oggi: ma oggi non è un giorno come i centinaia di giorni come gli assomigliavano.
E l'ultimo giorno di scuola; l'ultimo giorno in cui mio figlio frequenta la scuola elementare.
E quando la signora bionda dell'edicola mi dice: "Allora, da oggi non ci vediamo più!" io faccio un attimo mente locale, incomincio a dirmi "ma no, ci si vede lunedì" e mi rendo conto dell'errore, ripenso "vabbè, ci si vede dopo le vacanze" e mi rendo conto di sbagliare di nuovo.
E qui, finalmente, capisco che sono allo snodo.
Di qui ci passerò ancora, sicuramente (di fianco alla scuola elementare c'è l'Istituto Musicale che i miei figli frequenteranno ancora per anni): ma non ci verrò al mattino, non ci comprerò il giornale, non scambierò più due parole qui, in questo contesto di quotidiani rotocalchi matite, con la signora bionda.
E' un qualcosa che, d'improvviso, esce dalla quotidianità e viene rinchiuso, insieme a mille cianfrusaglie, nell'armadio dei ricordi.
Succede sempre, per carità, ma come sapete ci si affeziona alle proprie abitudini: e sapere di averne persa una, irrimediabilmente e per sempre, mi rende questa giornata dolcemente malinconica.

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